Stupenda area archeologica da visitare tutta in un sorso!
si trova proprio nella valle del Liri A? eccezionalmente vicina al panorama di Roccasecca e riposa adagiata su di una piana che rimane negli occhi per le sua vestigia antiche.
Il sito corrisponde all’antica Aquinum, nei pressi del museo il teatro, una serie di canalizzazioni ancora ben visibili si diramano verso il vecchio complesso termale, il sito archeologico visitabile A? nato grazie agli sforzi del comune di Castrocielo in continua collaborazione con universitA� e istituzioni per creare un complesso museale cittadino davvero bello.
Anche il comune racchiude alcune perle di storia romana da vedere gratuitamente, una costruzione ricavata dalla roccia della montagna, ospita la ricostruzione di una tomba rinvenuta nella vallata la stessa che a pochi kilometri costeggia il rilievo suggestivo che ospita il famoso castello e la chiesa di san Tommaso, come sempre nella cornice ciociara sempre ricca di natali prestigiosi.
Castrocielo A? il nuovo Comune che fu fondato dagli abitanti del borgo poco distante detto di San Magno, che ancora A? abitato, e che vi consiglio di visitare.
Bellissima, una collinetta di origine carsica che si erge sulla valle dell’antica Castrum Sancti Laurentii odierna Amaseno, prende il nome dal fiume navigabile giA� in antichitA�, scorre in questa splendida valle in cui ancora oggi A�solo a due passi dalle strade principali di collegamento si possono scorgere tra i campi resti di acquedotti, piccoli porti, etc.
Dal sapore quasi rituale tanto da ricorrere nel toponimo la probabile origine pagana dedicata a qualche divinitA� delle rocce, cosA� come al solito come narrano i locali, la chiesa attuale A? il rifacimento di un antico insediamento medievale, al suo interno l’opera di restauro fu affidata alle maestranze del M. doebbing,
e dei fratelli minori della provincia della Sassonia, i quali costruirono l’odierna magnifica chiesa, attorno alla vecchia, rispettando i locali precedenti e gli affreschi medievali che nonostante i secoli passati sono ancora visibili.
Una delle cose che non vanno taciute A? proprio il fattore dell’abbandono che stranamente hanno coinvolto questi luoghi.
La chiesa originale era dislocata in modo perpendicolare all’attuale, secondo l’interpretazione dei luoghi offerti dalle foto del santuario precedenti al restauro dei frati recolletti di sassonia, attualmente l’entrata (la facciata odierna) si trova sul muro di destra dell’antica chiesa, con l’effetto al visitatore di trovarsi proprio alla destra il vecchio altare, con una nicchia tipica del luogo del sancta sanctorum , lungo tutta la parete gli affreschi medievali costituisce un problema per la curia che non riesce ad assicurarne la fruizione dei fedeli se non in alcune date precise a ridosso delle festività.
Questa chiesa racchiude diversi racconti sulla sua lunga storia, che dopo alcune indagini siamo qui a riportare.
Innanzi tutto va menzionato il fatto che attualmente l’antico insediamento cristiano e diviso in due parti , da una parte la chiesa vera e propria tornata in uso alla curia solo in tempi moderni e dall’altra il vecchio monastero compreso il sotto tetto del santuario che furono venduti e attualmente non appartengono più alla chiesa restaurati con la finalità di rendere il monastero un complesso residenziale turistico con piscina e stalle per il maneggio.
Desta scalpore il fatto che proprio qualche anno fa il complesso destinato al turismo rurale fosse finito nelle mani di un clan camorristico e fu posto sotto sequestro dalla magistratura.
Da alcuni residenti interrogati a riguardo, riceviamo diversi racconti su strani avvenimenti che riguardano in primo luogo il santuario, che sembrerebbe fosse stato utilizzato dai boss e addirittura dalla massoneria per i loro segreti appuntamenti rituali.
teatro più recente sarebbe stato proprio il sotto tetto utilizzato la notte come nascondiglio dai boss latitanti, ma ancor più indietro nella storia il santuario fu teatro di un abbandono repentino e ancora avvolto dal mistero, fu infatti intorno al 1930 che i frati minori sassoni abbandonarono in un giorno tutti i loro possedimenti senza portar via niente in processione se ne andarono dal loro monastero mentre si dice recitassero delle novene particolari…lasciarono addirittura le mense imbandite a sentire i racconti.
Di vero, pare che la famiglia di possidenti ecclesiastici che aveva donato la gestione della terra non fosse piA? in accordo con lo stesso ordine del monastero, motivo per il quale senza ulteriori indugi, raggiunto il punto di culmine del diverbio, i frati avrebbero deciso di abbandonare.
gli stessi frati frati si reggistra un attività pressocchè identica presso una località più a nord del lazio nella provincia di Viterbo precisamente presso Civita Castellana.
L’interno fa decisamente capire la similitudine di intenti architettonici di restauro e allo stesso tempo innalzamento di chiese di stile che definirei neo gotico.
i Recolletti dunque nel periodo dei primi dell’ottocento sembrava operassero in tutto il centro italia, ma l’aspetto di somiglianza continua con il fatto che anche a civita castellana il santuario denominato santa maria ad rupes ha in se alcuni richiami alla topografia dei luoghi ossia rocciosi e posti su colline come quella curiosa di Amaseno, ricca di cavità sacre e miracolose,.
In particolare il nome auricola deriverebbe proprio dal toponimo antico che richiama il luogo santo delle rocce.
Molto ancora c’è? da scoprire in questa splendida città e la collina dell’auricola appare come una collina antichissima ed enigmatica in quanto sembrerebbe ancora racchiudere al suo interno qualcosa di dimentico , sorgenti cavità inesplorate, forse tunnel e antichi resti sacri, probabilmente una sepoltura della quale nessuno vuole più parlare da un po’.
RACCONTO E REPORTAGE FOTOGRAFICO DI UN AVVENTUROSO VIAGGIO NEI MISTERI DEL MESSICO PRECOLOMBIANO
Capitolo I
Probabilmente non e’ un caso che il primo riferimento al Messico lo faccia Platone, circa 2500 anni fa, parlando di Atlantide:
(estratto dal Timeo)
Perchè tutto questo mare, che sta di qua dalla bocca che ho detto ( il Mediterraneo), sembra un porto dall’angusto ingresso, ma l’altro (l’Oceano Atlantico) potresti rettamente chiamarlo un vero mare, e la terra, che per intero lì’bbraccia, un vero continente mentre adesso, sconvolto dai terremoti, una melma insormontabile che impedisce il passo a coloro che navigano da qui per andare in direzione del mare aperto
Platone , a dispetto del mito, ci fornisce quindi notizie assai precise: l’isola di Atlantide si trovava a meta strada tra l’Europa ed un continente assai più grande da lui chiamato il vero continente, una terra che abbracciava interamente il vero mare, l’Oceano Atlantico, al cui confronto il Mediterraneo era solo un porto angusto.
Il vero mare di Platone è abbracciato tutto attorno da una terra, proprio come ancora appare l’Atlantico che converge e termina nel Golfo del Messico
Platone ci dice che in quel tempo (circa il 9.500 avanti Cristo) Atlantide regnava sia sull’Europa che sull’America e che invece al tempo della sua narrazione non era possibile più arrivare al grande continente che si trovava oltre Atlantide a causa di un mare melmoso che ne impediva la navigazione.
Circa 2000 anni dopo la narrazionedi Platone, Cristoforo Colombo, navigando dalla Spagna verso i Caraibi, si imbatteva in un mare melmoso che rendeva la navigazione complicata
(dai diari di Colombo)
le erbe erano talmente fitte che il mare pareva coagulato”,
a causa dei sargassi, le alghe che proliferano ancora oggi proprio di fronte al Messico.
E probabilmente Platone ne sapeva più di noi sulle civiltà pre-colombiane!
La conoscenza scientifica della odierna storiografia infatti risulta molto limitata nei confronti delle civiltà Azteca e Maya , e pressochè inconsistente per quanto riguarda la civiltàdi Teotiuacan, quella più antica e che ci ha lasciato i monumenti piu grandiosi, oltre ad essere la civilizzazione e che risulta aver influenzato maggiormente la religione, la simbologia e la cosmogonia e le civiltà sia Maya che Azteca.
Gli aztechi difatti giunsero nella valle del Messico relativamente tardi, e solo pochi secoli prima di Cortes. Gli stessi Aztechi pensavano che le immense piramidi di Theotihuacan, situate nella valle del Messico, fossero state costruite dagli Dei e iniziarono a venerare le mostruose sculture e statue che rinvenivano tra quelle maestose strutture
La civiltà Maya, secondo gli studi ufficiali, iniziò a svilupparsi a far data dal 500 a.c., ma dai ritrovamenti archeologici ed in particolar modo dall’esame delle steli, risulta che gli stessi fossero in possesso di conoscenze astronomiche avanzatissime sin dagli albori, circostanza difficile da spiegare se la civiltà fosse effettivamente sorta dal nulla, a meno che non si voglia sostenere che la civiltà Maya sia ben più antica di quanto sino ad ora ritenuto.
Come detto nulla invece sappiamo su chi ha costruito i monumenti più grandi e straordinari, e che probabilmente è il vero serbatoio di conoscenza da cui hanno attinto nell’ordine Maya, Toltechi e Aztechi:
Quando giunsi per la prima volta nella piana di Thiotiuacan ebbi le netta impressione di trovarmi in un immenso aeroporto, con una gigantesca pista di atterraggio, delineata da geometrie perfette, e sorvegliata da due colossali torri di controllo, costituite dalle piramidi del Sole e della Luna.
Una tale perfetta, colossale geometria, trasuda ancora oggi la volontà dei suoi ideatori di interfacciarsi con il cielo e con le stelle e di rendersi visibili nei confronti dell’uranio e dell’iperuranio.
Ancora oggi è possibile ammirare dall’alto tale metafisiche geometrie salendo su delle mongolfiere che sorvolano il sito.
Peccato come detto che non si sappia nulla su chi le abbia costruite, quando e come. La storiografia ufficiale si ferma di fronte a fatti che non sa spiegare
Un recentissimo ritrovamento archeologico ha gettato ancora piu mistero su questo sito, richiamandomi alla mente proprio Platone.
dal Timeo
Il metallo che ora ha soltanto un nome, l’oricalco, veniva estratto in molte parti dell’isola ed era a quel tempo il più prezioso dopo l’oro
Alcuni mesi fa all’interno della Piramide di Quetzoalcoatl, sono state ritrovate sette sfere di pirite, un materiale che non si trova in Messico e cha dagli antichi era considerato prezioso in quanto molto simile all’oro, ma meno pregiato. Un calco dell-oro (oro di rame o degli stolti), in greco: oricalco!
Ma gli enigmi non finiscono nella valle del Messico. Nella contigua valle di Puebla, alle pendici del vulcano Popocatepetl in perenne eruzione, si erge la piu grande piramide al Mondo, 4 volte il volume della Piramide di Cheope: la piramide di Cholula, sulla cui cima gli Spagnoli costruirono anche una basilica, pensando probabilmente che si trattasse di una collina naturale.
Anche in questo caso nulla sappiamo su chi la abbia costruita, come e quando, come su cosa rappresentasse questa gigantesca testa umanoide che ancora si puo vedere ai piedi della piramide.
Si tratta di un edificio che, visto lo stato di interramento, potrebbe tranquillamente avere alcune migliaia di anni.
Gli archeologi sono comunque riusciti ad accertare che questa civiltà ebba un grande influsso in tutto il centro-america, in particolare sugli insediamenti Maya dello Yucatan e del Guatemala. Gli dei di Theotiuacan erano destinati a diventare gli stessi dei dei Maya, anche se con nomi differenti. Cosi come i sacrifici, anche umani, che gli stessi praticavano. Non abbiamo reperti di scrittura della civiltà di Teotihuacan, e quindi sarebbe utilissimo poter decifrare completamente la scrittura geroglifica Maya, che invece risulta ancora in parte incomprensibile.
Alcune datazioni su stele Maya fanno riferimento a decine di migliaia di anni prima di Cristo, pertanto una decifrazione completa di questa scrittura potrebbe permettere di far luce anche sulla civiltà di Teotihuacan
Purtroppo probabilmente non sarà mai possibile arrivare ad una comprensione completa dei geroglifici Maya, nonostante la antica lingua Maya sia tutt’ora parlata da alcuni milioni di persone….
Qualche tempo fa, mentre passeggiavo con l’amico Giancarlo Pavat (scrittore e ricercatore, uno dei massimi esperti di labirinti in Italia) per le vie di Frosinone, mentre eravamo intenti a tentare di ricostruire la trama storica poco conosciuta del centro storico di Frosinone.
Intenti a ispezionare portali ed edifici alla ricerca di qualche cenno di storia dimenticata che, proprio poco prima dell’incrocio tra Via xx Settembre e e Via Rattazzi, scorgemmo su al terzo piano di un edificio una nicchia ed un edicola, con un quadro, da li scattammo qualche foto e tentammo di capire di che quadro si trattasse, nel quadro si vedeva una madonna con un bambino che porgeva allo spettatore un calice (sacro Graal).
Da subito, visto il comune propendere tra me ed il mio caro amico alla ricerca di messaggi subliminali nei dipinti e simbologie poco conosciute, quasi nel tentativo di giungere a spiegare ogni opera attraverso ogni piccolo dettaglio, ci guardammo quasi increduli, giA� assaporando il sapore della scoperta, pensando entrambe a chissA� quale messaggio legato a qualche occulto e magico rituale dimentico…..
In effetti non A? cosA� facile imbattersi in quadri di questo tipo in questa nostra” poleis”, rimanemmo anche colpiti dal posizionamento della nicchia, in quanto essa rimane incastonata tra blocchi di pietra in alto quasi fosse nascosto…. Ancora oggi rimane accesa la curiositA� su questo dipinto sul quale continueremo a chiedere e tentare di scoprire…,
quello che invece possiamo dire oggi con certezza A? che in alcuni altri paesi qui intorno potreste ritrovarne un altra copia, infatti G. Pavat mi ha gentilmente avvertito che nelle sue ricerche su alcuni paesi limitrofi, ha riscontrato la presenza dello stesso tipo di dipinto, anche se con alcuni elementi di diversitA� nei colori delle vesti A? il caso di Patrica, vicino a Via Kennedi, cosa che ha portato a quanto sto per raccontarvi:
(l’articolo correlato al link http://www.ilpuntosulmistero.it/la-contea-del-mistero-a-spasso-per-patrica-fr-alla-ricerca-di-enigmatiche-simbologie-1-parte/)
il quadro A? stato identificato come riproduzione di un opera che attualmente A? conservata presso il museo dedicato a San Gaspare Del Bufalo, sito ad Albano. L’opera in questione A? chiamata comunemente Madonna del Calice, auxilium christianorum, …del preziosissimo sangue.
Essa secondo quanto riportano le cronache del processo di beatificazione di San Gaspare, con le testimonianze dei suoi fratelli e seguaci, sarebbe stata donata dal papa pio VII al Santo il quale l’avrebbe scelta con la preghiera a tutti i suoi seguaci che fosse esposta in tutte le missioni che al sacerdote la chiesa romana chiedeva, una missione di evangelizzazione che secondo quanto riferiscono le fonti, fosse capace di arrivare li, dove nessuno avrebbe voluto portare la parola del signore;
Infatti si ricorda che il santo fosse divenuto la figura popolare del predicatore dei briganti proprio nelle zone del Frusinate . Don Gaspare avrebbe fatto disegnare il dipinto da un artista diverso dal reale autore, aggiungendo alla tela il particolare del calice contenente il preziosissimo sangue appunto. In effetti l’autore del quadro originale sarebbe Pompeo Batoni (Lucca,A�1708A�a�� Roma, A�1787)A�il dipinto A? davvero bellissimo ed il particolare del calice calza a pennello come anticipato A�anche per le interpretazioni di vicinanza a quella iconografia cristiana simbologica che si apre al nuovo mondo..
Per approfondire anche i risultati di tale evangelizzazione al curioso non sarA� sfuggito neanche l’edificio della chiesa della parrocchia di San Gaspare del Bufalo realizzata dal famoso ingegner Nervi sita presso il quartiere tuscolano in Via Rocca di Papa, famosa per essere chiaramente un edificio rappresentante diverse icone A�massoniche : la piramide, il compasso, l’occhio onniscente, la squadra, e la stessa simbologia A? visibile ancora piA? accuratamente anche dal satellite.
Nervi famoso ingengnere ha anche realizzato la sala Nervi nella cittA� del Vaticano, per alcuni un serpente sempre richiamando il culto simbolico dei free masons…
Un legame molto difficile da dipanare ma devo ammettere che mi sto facendo (come al solito) un idea tutta mia sulla questione: strano costatare come negli ultimi anni, sembra che le opere ed i monumenti realizzati secondo i canoni e le figure retoriche del culto massonico inseguano i loro persecutori, come a giocarsi di loro dopo la loro morte.
infatti ricostruendo gli episodi narrati delle biografie dei santi si scorge un richiamo alla memoria di quanto fatto contro le sette ed i settari, con il miracolo di aver riportato uomini dal segreto culto alla grazia dei sacramenti.
Quindi la domanda sorge spontanea: come mai le cronache narrano di un aspra rivalitA� fra il santo e le sette, e poi il quadro delle missioni dell’ordine del sacro sangue riporta un bambino con il calice?
….un dubbio sorge anche a voi…. lo so ….predatori 😉
La piccola cittA� di Trevi e le prime valli dell’Aniene sono una felice certezza nella toponomastica della parte nord della provincia di Frosinone, ci troviamo per intenderci sull’unica strada che taglia direttamente verso il vecchio bacino del lago Fucino Alba Fucens dista 40 chilometri circa considerando i cartelloni stradali che indicano la distanza dall’odierna Avezzano (strada che poi si A? rivelata chiusa da anni, comunemente A�chiamata Simbruina proprio perchA? attraverso il passo dei monti simbruini ).
Treba augusta A? il vecchio nome latino di epoca romana (probabilmente a Ienne) il fatto che il nome derivi dalla forma topografica dell’abitato Treba deriverebbe dall’esser un trivio una piccola valle che nasce dal punto di incontro di tre catene montuose diverse
La cittA� romana sarebbe oggi ai piedi dell’acropoli o civita nella quale poggia le sue radici la rocca con torre del vecchio palazzo Caetani, nel contesto paesaggistico dei monti e della valle il risultato visivo A? eccezionale.
Il paese A? bellissimo dall’arco di ingresso la chiesa di san pietro con la cripta di san Pietro eremita di capistrello cittadina al dila del passo dei simbruini che lega il lazio all’abruzzo.
L’altipiano si inclina verso le montagne in una conca con le tre catene montuose distinte ed i collegamenti con le cittA� maggiori del lazio, un po’ un ombelico del mondo sovrastato da questa torretta medievale quasi come una torre di controllo aerea sulla valle.
La cittadina accoglie i turisti con cartelli esplicivi e un museo molto attraente per il visitatore l’impatto A? davvero accogliente –
Trevi racchiude anche diversi sentieri che si inerpicano su tutti i versanti rocciosi della conca che sale oltre i 2000 metri sul livello del mare , ci sono piccole cappelle lungo il cammino ed A? facile immaginare che tali sentieri fossero tra i piA? antichi del centro lazio, lo scenario riempie gli occhi, A�l’altitudine fa il resto.
All’interno del palazzo torregiante dei caetani c’A? il museo cittadino molto interessante
nel primo vano d’ingresso A? allestita una sala con alcuni capitelli in stile ionico_italico davvero imponenti alcuni riadattati come fonti battesimali, vengono direttamente rintraciati nella chiesa cittadina testimoniano l’antico tempio pagano. Ci troviamo in territorio attestato come Equo, ma la vicinanza con i marsi e gli ernici ed i volsci fa di questa zona una zona adatta al passaggio di genti del centro lazio e abruzzo A�da millenni, A? la cultura dell’alta ciociaria . Nel museo A? possibile visitare la torre e le stanze ristrutturate
gli ambienti sono davvero suggestivi e la visuale A? eccezionale, sul tetto si puA? apprezzare il panorama che toglie il fiato.
Purtroppo non ci sono volute troppe ricerche per raggiungere la consapevolezza che il dubbio relativo all’esistenza di un antico acquedotto di Frosinone lungo le sponde del Fiume Cosa fosse solo destinato a retrocedere dinnanzi allo sdegno ed all’incredulità.
In realtà già il nome del fiume nasconde al pubblico una sorpresa tutta da studiare, infatti dal punto di vista etimologico il nome Cosa deriva dalle fonti più antiche ed accreditate come tito livio che in latino lo chiama già così “…frusino apud Cosam…”, secondo alcuni la parola sarebbe di origine etrusca o comunque preromana, sul tema faremo un apposito articolo a breve.
Di fronte alla stampa del vecchio bollettino del circolo degli studi storici di Frosinone degli anni in cui lo scempio ebbe inizio. Ci troviamo precisamente intorno agli anni 60′, anni in cui tutto ebbe a succedere, la spinta della speculazione edilizia aveva messo nel mirino la zona vicina alla fontana Bussi e al vecchio ponte romanico, erano già anni, a sentir parlare, in realtà, che la zona di viale Roma era stata posta in opera per l’erezione di alcuni nuovi edifici residenziali. Il lavoro andava avanti e non tardarono a venir fuori spunti di interessante ricerca archeologica, non fosse altro per la chiara certezza di Giuseppe De Mattheis rimasta grazie alla sua opera Saggio storico di Frosinone, come di altri prima di lui, che proprio in quella zona si celassero le vestigia di una antico anfiteatro Romano e di altre antiche rovine di acquedotti e fonti , mulini e quant’altro, proprio lungo le sponde cittadine del Fiume Cosa.
Va menzionata la geografia e i riferimenti geologici del sito, in poche righe, una stretta valle si forma quando la pendenza naturale del terreno porta le acque del fiume cosa ed il suo corso a ridosso delle basi della collina di arenaria che costituisce l’altura, coperta da fitta boscaglia, che conduce fino alla sommità del monte su cui sorgeva la millenaria rocca di Frosinone. Proprio lungo le anse, poco prima della piana dell’odierno piazzale De Mattheis, situata verso nord dal fiume, furono costruiti nei secoli, diversi manufatti, l’acquedotto era costituito da un muraglione, di cui resta ancora visibile la fattura, che funge da primo sbarramento, ed un canale rialzato per l’acqua con archi di tipo rinascimentale descritto in figura.
nell’articolo si sottolinea al lettore la dicitura leggibile: “risulterebbe del periodo medioevale-rinascimentale e sicuramente ricostruito su antiche basi romane..”;..ahimè , quindi era tutto vero , la Via dell’antico acquedotto romano prendeva il nome dall’antica opera e corre ancora oggi lungo la linea del tracciato dell’antico manufatto.
A ben vedere esiste ancora un acquedotto che passa li e probabilmente A? il risultato dell’incanalamento delle acque fatto secoli fa, vista la zona da sempre ricca di sorgenti, o forse A? ancora lo stesso residuo di acquedotto antico che scorre sotto terra, ma a noi giunge solo la toponomastica del luogo.
Liquidare con due righe l’ammasso di residui storici degli apparati di approvvigionamento idrico risulta impossibile per chi ama la storia e la scoperta, ancor di piA? per chi ama i luoghi della propria dimora, questo dunque A? il nostro caso, infatti, va di certo ricordato l’impianto che sempre da quel muro che sbarra ancora oggi il corso del fiume, faceva da raccolta per cisterna e pompa quando si giunse in età moderna. La “machina hidraulica salientem” eretta da papa pio IX, papa che impresse il proprio nome nella storia di questo mondo, ci sovviene proprio per dimostrare quanto fosse stata importante l’acqua corrente per la vita umana, e si, che Frosinone, ne aveva sempre avuta molta, a valle, appunto, ma poca o pochissima a monte (almeno questo starebbe a giustificare il perchè dell’opera voluta dal papa).
Tale ingegnosa risoluzione pratica ingegneristica permetteva all’acqua delle sorgenti, note fin dai tempi di Tito Livio, di risalire, attraverso la montagna fino al palazzo della delegazione apostolica, oggi comunemente noto come palazzo della prefettura. La Lapide scheggiata in foto ne ricorda la messa in funzione. Dell’impianto si dice che fu smontato e solo alcuni pezzi, sempre secondo voci degli abitanti, sarebbero giacenti nei depositi del museo archeologico cittadino….Comunque, gli alloggiamenti eretti che ancora oggi restano sul posto si possono descrivere con un edificio del quale si fa mostra nella foto,
attuale sede della protezione civile,inoltre si trova un locale parzialmente interrato che corrisponde alla cisterna originale;
la macchina raccoglieva le acque dal Fiume Cosa e grazie al peso del corso d’acqua riusciva ad azionare una pompa idraulica, realizzata da ingegneri della corte papale, che pompava acqua potabile raccolta dalle sorgenti limitrofe attraverso condotte forzate incastonate nella collina fino all’odierno palazzo della prefettura.
A supporto e corollario, le sorgenti sono ancora collocate in tutta quella zona, oggi sono visibili le caratteristiche edificazioni a piccole casette nelle zone di captazione di acqua da sorgente, che da tempo, ormai visto il degrado ambientale, registrano anche allagamenti periodici in inverno, probabilmente proprio perchè imbrigliare la forza di un fiume a carattere torrentizio non sempre riesce.
Questa la triste caratteristica dell’opera edile dell’uomo moderno in zona, mentre in passato era addirittura reso meno complesso dalle conoscenze antiche…..
Non è un mistero che la rete di acquedotti che imbriglia sorgenti e corsi d’acqua nel territorio ciociaro, della provincia frusinate, sia ormai divenuto un insieme di percorsi sconosciuto anche agli addetti ai lavori, immaginate di dover lottare con un mostro del quale non avete assolutamente alcun riferimento, visti i continui rimaneggiamenti, e le gestioni passate.
Sta di fatto che a veder bene anche l’altro attraversamento sul fiume cosa di epoca più recente corrisponde alla antica zona della mola vecchia, che etimologicamente corrisponde all’attività secolare di mulino per farina, toponomastico ancora oggi in funzione nonostante non utilizzi più alcuna ruota o mola meccanica.
In effetti si possono rinvenire sul luogo che sta alla base dei magazzini una serie di resti di incanalamento e deviazione dell’acqua probabilmente di epoca moderna che anticamente serviva da energia a caduta di acqua per il mulino.
Si ricorda che il fiume prima di giungere a Frosinone già da Alatri mostra i resti degli antichi insediamenti umani e le opere di sbarramento romani frequenti,
probabilmente fondati su antichi manufatti preesistenti, strade, chiuse, ponti, fonti e acquedotti si rincorrono lungo le sponde ripide e scoscese del Cosa.
Capitolo a parte e ancora da scrivere, riguarda i riti e le sepolture che sul bordo delle strade e dei fiumi o degli acquedotti si rinvengono, il caso della Tomba S-Angelo, il Colle dedicato a Marte, dove fu rinvenuta la statua del dio, collocata a Roma in chissà quale collezione di pezzi unici.
Tornando alle ipotesi che si avanzano credo si possa tracciare un infinità di percorsi fognari anche nel caso della colonia frusinate a valle della cittadella, in modo da rendere la generale idea che in quel punto, non a caso furono insediamenti di tutti i tipi, nonostante ad ascoltare i tanti testimoni ancora in vita, oggi non ne sovviene più nessuno…..
Tornando alle ipotesi avanzate dal De Mattheis e predecessori,
fu rinvenuto proprio li, dove si pensava fosse, un anfiteatro romano e non a caso il reticolo di acque imbrigliato con primitiva sapienza anche dai romani, avrebbe di certo significato un opportunità per i costruttori romani, nell’edificare la loro arena proprio dove l’acqua scorreva, anche per eventuali scopi legati a rappresentazioni di tipo navali, Naumachie.
Inoltre le condutture che passavano accanto alla strada arrivavano alle antiche terme pubbliche che Silla aveva voluto per i suoi veteres, oggi posizionate sotto la villa comunale di Frosinone.
(Aggiornamento 2021) proprio sotto al ponte di viale roma, nel fiume Cosa a due passi dalla fontana bussi, ho rinvenuto una base di colonna antica probabilmente di epoca romana
Il punto è che in questo taccuino ho trovato lo spazio di scrivere quanto mi gira in testa da un po’, questa è una indagine su Frosinone e come diceva Erodoto in questo lavoro si diventa testimoni, come coloro che hanno assistito ai fatti, con gli occhi, la vista e lo sguardo, consultando antichi scritti, leggendo le pietre conoscendo quanto più si può sulle nostre origini, devono essere ascoltati gli anziani, continua…..
La sensazione di ritrovarsi nel bel mezzo del passato ti toglie il respiro, A�questo quanto si prova nel passaggio a ridosso dei limiti che l’uomo moderno ha posto lungo i confini dell’insediamento dell’area archeologica abbandonata di San Cesareo, tristi barricate che fanno scomparire quanto di piA? bello come paese possediamo: la nostra storia antica.
Proprio al centro della cittadina, divenuta solo in tempi recenti comune a se stante dopo essere stata per anni frazione di Zagarolo(RM), esiste una gigantesca Villa romana che secondo gli studi effettuati risulta di grande pregio in quanto racchiude in se i tesori A�delle antiche gens romane, in particolare secondo le testimonianze dell’epoca sarebbe infatti appartenuta a Cesare e di seguito a Massenzio, una enorme distesa nel centro di San Cesareo, una proprietA� privata che invece di divenire un attrazione unica al mondo alle porte di roma, A? stata al centro di progetti di chiese e centri residenziali, il simbolo di quel degrado cittadino che invece di essere condannato rimane addirittura protetto dalla burocrazia e dalle attivitA� dei Comuni italiani.
Nel corso dei sondaggi archeologici susseguitisi dal 2010, a seguito di un progetto edificatorio che interessava terreni privati posti proprio nel centro dell’abitato di San Cesareo, cominciarono a tornare alla luce un infinitA� di costruzioni romane, porzioni di vie e acquedotti, tali da far immediatamente ipotizzare la presenza di un insediamento antico, successivamente sempre durante l’ultima fase dei sondaggi ritornarono alla luce mosaici eccezionali di alto pregio che fecero addirittura scalpore nel mondo degli archeologi e degli addetti ai lavori.
Di questi ritrovamenti se ne parlA? anche sulle maggiori testate nazionali, vi furono convegni in cui si mostrarono i ritrovamenti ma ben presto essendoci gli interessi dei costruttori in gioco si riusci a porre i ritrovamenti sotto un velo di silenzio quasi assordante.
oggi di tutto quel silenzio e dei progetti della chiesa che avrebbe definitivamente coperto ogni risultanza non restano che alcune pensiline e delle ruspe abbandonate in loco che abbiamo documentato in alcuni scatti.
Pensare che i gruppi di mosaici e le porzioni delle antiche vie non siano ancora oggi dopo 6 lunghi anni divenuti un riferimento culutrale e turistico da sfruttare per la sistemazione urbana della cittadina alle porte di Roma sono una sconfitta per tutti, vedere che un potenziale museo a cielo aperto giaccia senza alcuna protezione alle intemperie non fa contento nessuno e soprattutto i tanti cittadini e i comitati che stanno lottando al fine di recuperare il valore di attrazione identitario di una popolazione ci fa rabbrividire, eppure nonostante questo A�ancora non vogliamo dimenticare.
Questo l’intento di tutti quelli che pensano a come tutelare la nostra storia , ecco perchA? mi sono recato sul posto per farvi partecipi di questa lotta che passa anche per interrogazioni regionali provinciali e comunali, perchA? nulla A? ancora perso finchA? c’A? la speranza di cambiare gli errori A�fatti.
Sono in contatto con amici che si danno da fare anche in quel posto e sicuramente insieme riusciremo a riaddrizzare questa strada verso il futuro un futuro sostenibile che A? a portata di click e che vogliamo in tanti rendere reale.
Oggi basta recarsi sul luogo e sbirciare tra le reti di soleggiante apposte ormai da anni per respirare un aria che sa di eternitA�, basta cercare altre notizie riguardo quei luoghi per addentrarsi in un area che partirebbe da Santa Croce in Gerusalemme di Roma per giungere fino ai territori a nord dell’odierna Anagni per rendersi conto di quanto grande poteva essere questa Villa .
Con l’ardore dei combattenti ci cingiamo a difesa della nostra identitA� e della nostra storia, cosA� a San Cesareo , come sulle sponde del fiume Cosa a Frosinone, sotto i palazzi stretti tra antichi anfiteatri sotterrati e terme romane, tra fontane e necropoli cerchiamo spazio vitale per la rinascita di un territorio, e se passate di lA� ricordatevi che per legge tutto quello che A? di interesse storico A? anche vostro.
ProfonditA�: -26 metri
Imbarcazione appartenente ad una particolare tipologia di nave da trasporto, la�� L.S.T. (landing ship tank) fu progettata per consentire la�� imbarco e lo sbarco di truppe , mezzi e materiali direttamente dalle spiagge, tramite un portellone anteriore e un sistema di zavorra variabile che, oltre a dare stabilitA� al mezzo in navigazione, ne diminuiva il pescaggio in prossimitA� delle spiagge per favorire le operazioni
La�� LST 349 partecipA? direttamente alla�� Operazione Shingle sbarcando truppe e materiali sulle spiagge di Nettuno; successivamente venne destinata al trasporto di rifornimenti e truppe tra la base di Napoli e il fronte, in quel periodo posizionato ad Anzio.
Il 25 febbraio del 1944, di ritorno da questo porto, carica di automezzi, militari e prigionieri venne sorpresa da condizioni meteorologiche avverse che consigliarono il comandante a riparare a ridosso della�� isola di Ponza per riprendere il viaggio il giorno seguente.
Alle 5,30 del mattino perA? le condizioni peggiorarono decisamente ed il mare in tempesta trascinA? la��imbarcazione verso le rocce di Punta Papa con le ancore che aravano sul fondo sabbioso. La tardiva accensione dei motori non riuscA� ad evitare la tragedia, la nave urtA? contro le rocce, le tubazioni del gasolio si ruppero ed i motori si spensero condannandola inesorabilmente. Iniziarono le operazioni di abbandono rese difficili dalle condizioni del mare e dalla distanza degli scogli dalla spiaggia;
la guarnigione inglese di stanza sulla�� isola e la popolazione civile si prodigarono nel tentativo di salvare i superstiti aggrappati alle rocce, utilizzando delle cime a mA? di teleferica.
Una�� esplosione nelle stive accelerA? la��affondamento finchA? la�� imbarcazione si spezzA? in due tronconi con alcuni membri della�� equipaggio che da centro nave ancora cercavano di allontanarsi a bordo delle zattere di salvataggio.
Nei giorni successivi al naufragio, il mare restituA� i corpi di diversi marinai e prigionieri morti che vennero sepolti in un cimitero appositamente creato sulla�� isola.
Veloci dritti al cuore della city, London town, e fast ci inseriamo in un pulman dritti verso Victoria Station, incredibile come sempre, ogni capitale europea esprime una forza unica, una cittA� Londra metropoli come la immaginate ancora autobus rossi e strade a misure d’uomo al centro.
I taxi storici e tante altre icone vecchie e nuove in un breve resoconto: prendendo il Tamigi come riferimento abbiamo toccato il cuore della cittA� purtroppo senza riuscire a raggiungere Temple church, sulla linea del tempio dove si trovava in esposizione la magna carta di inghilterra. Una parata militare cittadina per rinnovare l’impegno al sindaco che si ripete dal 1535 “Lord Mayor’s” A�ci ha ostruito il passaggio fino a quando raggiungendoli, i cancelli erano chiusi.
Ma non ci siamo fatti sfuggire nemmeno per un attimo l’obelisco di Cleopatra…il Big Ban e tante altre immagini che raccontano la Londra di oggi…il pin primis abbiamo scorto alcune pale eoliche sulla principale per la city, poi dritti al cuore della cittA� incrociando per la Tower of london, A�un contrasto forte tra palazzi eccezionali e vedute mozzafiato sul tamigi.
Palazzi di vetro sulle sponde del fiume suggestivi e pieni di colore e riflessi.
Siamo giunti presso l’abazia di westminister e abbiamo intravisto le tipiche architetture londinesi.
Dopo aver toccato con lo sguardo i tetti e le guglie dei maestosi palazzi e delle abazie, rimane davvero palpabile nell’impronta architettonica delle strutture di un periodo storico in cui si resero parenti le cittA� di Parigi e Londra, forse per le chiese e i palazzi di governo, ma sopratutto perche il medio evo sembra ancora riecheggiare in entrambe le cittA� cosa che le avvicina fra loro e le distanzia da noi italiani.
Lo stile romanico si intreccia con il gotico e le facciate sono incredibilmente elaborate, gli scalpellini di ogni epoca non hanno mai saputo fare meglio….come nel quartiere temple chiamato cosA� perchA? sede del tempio di Salomone di Londra.
Proprio a due passi il giorno dopo ho visitato l’obelisco di Cleopatra ..
Sempre sul Tamigi che fa una curva nel tracciato cittadino e A� viene continuamente attraversata da piccoli bus acquatici.
Una piacevole sorpresa l’occasione della foto con le sfingi a fare da profilo allo sfondo sulla cittA� uno sguardo di un altro tempo, cosA� come a dimostrare la somiglianza delle capitali dell’occidente alle capitali dell’egitto, ma questo A? un argomento che vi consiglio di approfondire sul libro Talisman di Graham Hancok,
infatti in una stupefacente ricostruzione storica basata sulla architettura ancora visibile faccia da collante per tutte le capitali europee che sono attraversate da fiumi e che sono disegnate secondo un preciso disegno di base urbanistico che ricalca il passaggio, attraversamento del dio sole sul nilo, ossia la via lattea, il disegno dei riti egiziani e ben descritto nel libro dove potrete approfondire ulteriormente.
resta poi da narrare brevemente la storia dell’ago che accomuna anche a maggior riprova di quanto appena detto la cittA� inglese alla capitale di Washington (cliccando a questo indirizzo: A�https://it.wikipedia.org/wiki/Ago_di_Cleopatra).
Scende intanto la magica notte su questa splendida cittA� e le luci si rispecchiano sul fiume,
abbiamo dato un occhiata al london tower seguendo il magico intreccio tra la londra dello schekspeer theater e finalmente abbiamo raggiunto la cattedrale di St. Paul.
esempio della somiglianza con il palazzo della casa bianca A? nella cupola eccezionale esempio che verrA� completamente ripreso dagli architetti del successivo periodo in cui si creava l’idea degli stati uniti d’america.
Ancora una volta la linea della storia ci fa sentire accomunati da stili e ragioni geometriche che dimostrano le conoscenze costruttive dell’uomo.
Comunque il viaggio vale sempre la pena, ed oggi si puA? fare con poco tempo Londra A? bellissima e come Parigi e Washington , di seguito alcuni scatti per voi.
Una citta incredibile, sospesa tra le sue diverse epoche, ricca di storia e di preistoria.
Dalla sua parte bassa chi arriva non puA? non notare i primi santuari che giA� sulla via che la collega conla ss155 perA�Fiuggi o con la casilina, proprio sul ciglio della strada viene accolto dal culto che avvolge l’abitato millenario, proprio sulla pianura la villa di adriano, e poi salendo verso la collina,”arcioni” di tufo che sembrano fare da ingresso,A�alla sommitA� riportandoci in dietro nel tempo tra botteghe ed unaA�vista eccellente sulla storia del luogo che si sta visitando.
Immaginando di risalire la via dei pellegrini della dea fortuna attraversiamo la via che ci fa raggiungere il Palazzo Barberini MuseoA�nazionale di Palestrina.
subito ad accoglierci la splendida ape simbolo della famiglia
rimane impresso sulla chiesa (Santa Rosalia) connessa al complesso edificata proprio dalla famiglia tutt’ora proprietaria in parte dell’edificio piA? recente.
una volta sul luogo ci si accorge dell’incantevole vista del panorama con le sue particolaritA�, infatti si tratta di un luogo abbastanza raroA�in quanto dall’alto della collina ci si accorge che il mare si staglia sull’orizzonte regalando il profilo di una fascia tirrenica di svariati kilometri, a prima vista da Sabaudia ad Anzio, Roma si trova sulla destra (dando le spalle al palazzo), la Valle del Sacco si allunga sulla sinistra, piA? in la vi dirA? della vista mozzafiato dell’acropoli di Prenestae l’attuale S.Pietro.
la struttura che calpestiamo A? la ricostruzione dell’antico tempio della fortuna risalente alla roma repubblicana, una stradina, una porta, la chiesa, il palazzo, e l’ampia terrazzatura e l’orizzonteA�che gli architetti ricostruironoA�con geometrie elleniche A�l’ascensione al tempio.
la ricostruzione e la differenza tra i resti romani e d il palazzo appare rintracciabile al visitatore dall’interno dell’edificio che ci accingiamo a visitare.
Palazzo Barberini si presenta con una hall degna dei palazzi papali romani, incastonato nel vecchio androne dell’edificato romano infatti buona parte delle strutture benchA� ricostruite poggiano tuttora sulla vecchia base romana ….
All’interno si possono trovare molti spunti per approfondimento di curiosi, esistono oggetti che narrano piA? di quanto a prima vista possa risaltare. tornando al palazzo esso mi ha dato l’impressione che chi avesse voluto costruire tale opera fina dall’inizio non puA? non averla orientata.
Mi ha colpito la singolaritA� geografica ed orografica, quasi fosse una strana coincidenza l’allineamento delle mura poligonali chiaramente scorgibili nella zona dell’antica Acropoli di San pietro subito sopra il tempio collegato con l’unica strada che da millenni collega la collina che domina un perimetro avente un raggio unico di visione, vista che servirebbe davvero a controllare il mare cosa da non sottovalutare.
L’insediamento si perde nei tempi esistono oggetti e reperti eccezionali che sono stati trovati nella zona a valle in cui esistevano intere necropoli, secondo gli archeologi manufatti che vengono da tutto il mondo nonostante l’antichitA� dei pezzi e la poca conoscenza del mondo secondo la storia della georafia che ci hanno tramandato da secoli, in particolare segnaliamo la camera adibita del museo agli oggetti femminili e ai preziosi.