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Il Quadro miracoloso della Madonna del Buon Consiglio ( San Benedetto, Frosinone). by Giuseppe Pettenati

 

Durante la nostra Passeggiata al centro storico di Frosinone interattiva  dello scorso sabato 22 Luglio 2023  

siamo stati in Piazza della Libertà, dove di fronte al Palazzo della Prefettura insiste la Chiesa di San Benedetto.

La chiesa attuale è frutto di una ricostruzione del 1750, operata sull’antica chiesa medievale. E’ a navata unica, con cappelle intercomunicanti.

Chiesa di San Benedetto

Chiamata la  “Pinacoteca di Frosinone”, custodisce anche il Quadro Miracoloso della Madonna del Buon Consiglio .

Le  ragioni per cui a Maria si addice il titolo di “Madre del Buon Consiglio” sono esposte nel decreto Ex quo Beatissima Vergine del 22 aprile 1903 a firma del cardinale Serafino Cretoni, prefetto della congregazione dei Riti, mediante il quale papa Leone XIII fece aggiungere l’invocazione “Mater Boni Consilii, ora pro nobis alle litanie lauretane. Dall’istante in cui la Beata Vergine Maria […] accettò […] l’eterno disegno di Dio e il mistero del Verbo Incarnato […] meritò di essere chiamata anche Madre del Buon Consiglio. Inoltre, ammaestrata dalla viva voce della Sapienza divina, quelle parole di Vita ricevute dal Figlio e conservate nel cuore, le riversava generosamente sul prossimo.” Maria è colei che mostra il cammino e illumina le menti di pie donne, discepoli e apostoli di Gesù. Nel decreto si fa pure riferimento all’episodio delle nozze di Cana, durante le quali Maria pronuncia le ultime parole attribuitele dai Vangeli: “Fate quello che vi dirà”, il più eccellente e vantaggiosi dei consigli. ]Dalla croce, infine, Gesù si rivolge al discepolo]dicendo “Ecco, tua Madre”,[ invitando tutti i cristiani a seguire come figli la strada indicata da Maria, egregia consigliera.

La tradizione attribuisce l’introduzione del titolo mariano di Mater Boni Consilii a papa Marco, al quale sarebbe da ascrivere l’evangelizzazione del territorio di Genazzano; l’erezione a Genazzano di una chiesa dedicata a Maria Mater Boni Consilii risalirebbe invece al pontificato di papa Sisto III e sarebbe da ricollegare al fatto che da quelle terre provenivano i beni utilizzati per finanziare la costruzione della basilica liberiana (Santa Maria Maggiore) a Roma.[

La chiesa e la parrocchia della Madre del Buon Consiglio, per interessamento del principe Piero Giordano Colonna, con atto del 27 dicembre 1356 furono affidati ai frati eremitani di sant’Agostino.  

Il 25 aprile 1467, festa di san Marco, su una parete della chiesa fu scoperto un dipinto, raffigurante la Vergine con il Bambino Gesù, che probabilmente era stato ricoperto in calce: l’immagine divenne presto oggetto di grande devozione popolare e si diffusero leggende secondo cui il dipinto sarebbe stato trasportato dagli angeli da Scutari per sottrarlo ai turchi che stavano invadendo l’Albania, o che si mantenesse straordinariamente sospeso su un sottilissimo strato di intonaco.

Dal titolo della chiesa, l’immagine prese il nome di Madre del Buon Consiglio.

A opera dei frati agostiniani, soprattutto a partire dal XVIII secolo, l’immagine e il culto della Madre del Buon Consiglio si diffusero in tutta Europa:per esempio, fu davanti a un’immagine della Madre del Buon Consiglio conservata nella chiesa del collegio Imperiale dei gesuiti di Madrid che, il 15 agosto 1583Luigi Gonzaga maturò la decisione di entrare nella Compagnia di Gesù.

Nel corso dei secoli pontefici favorirono e promossero la devozione a Nostra Signora del Buon Consiglio: papa Clemente XII (appartenente a una famiglia di origine albanese) concesse l’indulgenza plenaria a quanti avessero visitato il santuario di Genazzano nel giorno della festa della titolare (25 aprile, anniversario dell’apparizione dell’immagine sul muro della chiesa di Genazzano) o nell’ottava successiva; papa Pio VI nel 1777 concesse un ufficio proprio con Messa per il giorno della festa della Madre del Buon Consiglio; papa Benedetto XIV, con breve Iniunctae Nobis del 2 luglio 1753 approvò la pia unione della Madre del Buon Consiglio di Genazzano, alla quale si aggregarono numerose altre confraternite.[13]

Il culto della Madre del Buon Consiglio ebbe un grande impulso sotto il pontificato di Leone XIII (che proveniva da Carpineto Romano, non distante da Genazzano, e aveva un frate agostiniano come confessore) nel 1884 approvò un nuovo ufficio per la festa e nel 1893 approvò lo scapolare bianco della Mater Boni Consilii, arricchito di indulgenze; il 17 marzo 1903 elevò il santuario di Genazzano alla dignità di basilica minore;[ per volere del pontefice, con decreto del 22 aprile 1903, alle litanie lauretane fu aggiunta l’invocazione “Mater Boni Consilii, ora pro nobis“.

Il dipinto su tela raffigurante la Madonna del Buon Consiglio, probabilmente del XVI secolo di mano locale,  fu portato nella vicina chiesa tardo barocca   di  S. Benedetto, localizzata sull’antica piazza delle adunanze pubbliche, di fronte alla antica Rocca         ( oggi sede della Prefettura).

Quadro Miracoloso della Madonna del Buon Consiglio in San Benedetto

Didascalia Quadro miracoloso

A Palazzo Gugliemi, in via Garibaldi , n. 129 ( antica Strada della Valle già n.97 del Rione Civita) , c’è  l’affresco della Madonna del Buon Consiglio , alloggiato in una nicchia rettangolare lunettata ed incassata nell’intonaco della facciata. Tale affresco vede i Santi Protettori in venerazione della Vergine con il bambino, il tutto circondato da testine di angeli.

Qualche anno fa il Comune di Frosinone ha apposto una targhetta commemorativa          “QUI AVVENNE IL MIRACOLO DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO il 10 LUGLIO 1796”

Affresco della Madonna del Buon Consiglio a Palazzo Guglielmi in via Garibaldi

L’Episodio è riportato da Padre  Ignazio Barbagallo ( in allegato).

Invero solo due anni dopo, nell’estate 1798,  avviene la ribellione contro i Francesi che appoggiavano la Repubblica Romana ed avevano imposto ingenti tasse  ( episodio delle Pagliare Bruciate) –  e l’anno dopo il cd. episodio  di Championnet, il famoso generale francese che viene burlato dai frusinati  ( cfr. Carnevale storico di Frosinone,

con tale termine si intendono le celebrazioni tradizionali e istituzionali del carnevale nella città laziale. Ha il suo culmine nella Festa della Ràdeca che si svolge ogni Martedì grasso. La festa è l’evento più atteso dell’anno dai frusinati e quello che meglio racconta e conserva il folclore degli abitanti. Alla festa della Radeca si è poi sovrapposta, in epoca moderna, tutta la parte più canonica del carnevale, caratterizzato dalla sfilata dei carri allegorici nonché dalla presenza di costumi e maschere.

L’origine di tale festa si perde in un’epoca remota, precristiana (Frosinone è una città d’origini antichissime) ed è collegata agli antichi riti di fertilità e fecondità dell’epoca pagana, dai quali sono poi derivati i Lupercali romani, dedicati a Luperco, divinità pastorale invocata a protezione della fertilità, che si celebravano a febbraio, il mese della purificazione. Nella Festa della Radeca, inglobata in quello che nel corso dei secoli sarebbe diventato il Carnevale, riecheggia quindi un rituale purificatorio, un percorso di morte e rinascita, fine ed inizio di un ciclo che culmina nel bruciamento del “Re Carnevale” rappresentato da un fantoccio, che nel caso specifico di Frosinone, a partire dal 1800, è personificato dal generale francese Jean Antoine Étienne Vachier detto Championnet. Nell’usanza di dare alle fiamme il fantoccio si rintraccia anche l’antichissimo rito del Capro espiatorio.

La Radeca

 

Pianta d’ agave, ossia la ‘Radeca’

La lunga foglia della “Radeca”, altro non è che una foglia d’agave, detta appunto “radeca” nel dialetto frusinate, antico ed evidente simbolo fallico e di fertilità. L’agave è una pianta d’origine americana, introdotta in Europa, e specificamente in Spagna, nella prima metà del XVI secolo. È ipotizzabile supporre che questa pianta si diffuse nel territorio di Frosinone, durante la seconda metà del XVI quando, a seguito della pace di Cateau-Cambrésis, fu sancito il dominio spagnolo sul territorio. La scelta della “radeca” sta probabilmente nella sua forma allungata e stretta nonochè nelle sue caratteristiche botaniche di rigogliosità e prosperità, qualità che ben si sposano con la simbologia del rito propiziatorio e di fertilità.[1]

All’antico rito, a partire dalla fine del XVIII secolo, si è sovrapposto un evento storico che ha dato un significato nuovo alla festa. Tra il 1798 e il 1799, i frusinati insorsero contro le truppe d’occupazione francesi presenti in città. Il 26 luglio 1798 la popolazione di Frosinone in rivolta, scacciò la guarnigione transalpina, non potendo più tollerare le ingenti tasse imposte dopo il costituirsi della Repubblica romana spalleggiata dai francesi. La reazione dei trasalpini fu durissima. Un’intera armata capeggiata dal generale Girarban saccheggiò Frosinone senza alcuna pietà, portando al massacro di molti innocenti ed al danneggiamento di edifici e chiese.[2]

Il generale Championnet

Leggenda vuole che un anno dopo nonostante fosse ancora vivo il trauma dell’anno precedente, i frusinati vollero festeggiare ugualmente il carnevale e quindi onorare la festa della “Radeca”, per esorcizzare paure, fame e per irridere i potenti. Quel giorno inviarono un messo ad Anagni dove stazionava il generale francese Jean Étienne Championnet, annunciandogli che Frosinone si era nuovamente ribellata. Nel frattempo nella zona che oggi si può identificare più o meno con l’incrocio tra la via Casilina e il piazzale De Mattheis, si era radunata una gran folla in attesa dell’ufficiale e ogniqualvolta da lontano si sentivano gli zoccoli d’un cavallo in arrivo, la gente urlava “ esseglie… esseglie!! Eccuglie…!”

Non appena Championnet raggiunse Frosinone, si trovò in mezzo ad un clima goliardico e sbeffeggiante. Comprese d’essere stato burlato, ma non se la prese e anzi si mischiò alla folla bevendo il tradizionale vino rosso e mangiando, racconta la storia, i “fini fini”, un piatto tipico di Frosinone (conosciute anche come fettuccine ciociare). I soldati francesi ricevettero in dono alcune botti di vino rosso e da allora Championnet divenne simbolo del carnevale. Ogni anno infatti un fantoccio vestito da generale francese sbronzo con in mano un piatto di “fini fini”viene festeggiato e portato su di un carro tra le stradine del centro storico e poi dato alle fiamme alla fine della giornata (tradizione analoga all’antico uso, più a sud, di bruciare il fantoccio di Pietro Bailardo).

                                    Murales episodio Pagliare bruciate

                        Fantoccio raffigurante Championnet

In cattedrale si onorano dal Seicento i Santi Patroni ( S. Ormisda e S.Silverio), Ed a tale epoca risale la donazione di un tondo, attribuibile alla scuola alla scuola di Guido Reni ( Madonna con il Bambino, S. Elisabetta e San Giovannino).

La Cattedrale con annesso campanile è di origine medievale ed è  situata  sul punto più alto dell’altura occupata dal nucleo storico della Città. Tale sito doveva corrispondere, in effetti, in  epoca romana all’Acropoli ed  in epoca medievale al centro politico e religioso cittadino.

Da sempre riferimento del culto cittadino, dal XIII secolo è dotata di Statuto e di un Capitolo di Canonici.  In seguito alla visita vescovile del 1717, furono decisi degli interventi di ampliamento, che si conclusero nel 1743, e successivamente, nel 1755, la nostra chiesa fu proclamata “collegiata” ( con presenza di capitolo di canonici)

Rimasta indenne fino ai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale, fu restaurata e riaperta al culto nel 1950.

Nel 1963 è stata inaugurata una nuova decorazione interna, articolata da un ciclo di dieci dipinti eseguiti dagli artisti Ceracchini, Colacicchi, Fantuzzi, Montanarini e Purificato, che esaltano il culto mariano, così come all’Assunta è dedicato il mosaico absidale realizzato da Mariani nel 1967.

Nel 1965 la chiesa viene elevata al titolo di Cattedrale., ovvero sede del trono del Vescovo.

Presenta impianto basilicale a tre navate divise da pilastri. La facciata, con due ordini di lesene, ha una finestra centrale.

Cattedrale

Il Campanile poggia su un basamento a pianta quadrata e per tutta l’altezza si succedono tre ordini di bifore . L’orologio è  sormontato da una cupola con cortina regolare.

                                                   Campanile

Alla fine della navata centrale, verso l’altare, le statue dei Santi Patroni; furono entrambi papi e Ormisda era il papà  di Silverio.

Ormisda viene eletto papa il 20 Luglio 514. Riconciliò la chiesa greca con quella romana, organizzò la vita cristiana in Africa e in Spagna. Sotto di lui fu istituito l’ordine  dei Benedettini.

Silverio, figlio di Ormisda, fu eletto papa l’8 Giugno 536, nella certezza che avrebbe riconciliato i Romani con i Goti. Fu vittima di una congiura e per cui fu mandato in esilio. Anche se riabilitato da Giustiniano, fu relegato nell’isola di Ponza dove morì il 2 Dicembre 537.

                                       Santi Patroni

Si diceva che le notizie sul Miracolo della Madonna del Buon Consiglio le abbiamo dal Barbagallo; egli era un Agostiniano Scalzo, ordine a Frosinone che abita  nel Santuario  di Madonna della Neve (Frosinone Bassa), dove è custodito l’affresco della Sudorazione ( primo evento miracoloso di Frosinone, 10 Maggio 1675 )

Affresco della Sudorazione in Madonna della Neve a Frosinone

Il Santuario di Madonna della Neve  ebbe ospite, tra gli altri, papa Pio IX ( il 14 Maggio 1863- giorno dell’Ascensione); di papa Pio IX noi ne  abbiamo commemorato il viaggio qui in Ciociaria  nel 1863 ( lo scorso 13 Maggio presso la Provincia di Frosinone, “ Papa Pio IX: 160 dalla visita in Ciociaria”.

Ne abbiamo ricordato la figura  nel  giorno della nascita del Papa il cui pontificato rimane il più lungo della Chiesa Cattolica, ultimo sovrano dello Stato Pontificio, papa che proclamò, tra le altre, l’Immacolata Concezione, progressista, grande mecenate, promotore della rete ferroviaria nello Stato Pontificio, papa del Concilio Vaticano I, della questione romana, prigioniero politico a seguito della breccia  di Porta Pia nel Settembre 1870,  nominato beato nel Settembre 2000 da papa Giovanni Paolo II.  

L’affresco della Madonna del Buon Consiglio di Palazzo Guglielmi, San Benedetto che custodisce il Quadro miracoloso di tale evento,   Madonna delle Grazie , Madonna delle Neve,  la  Chiesa di San Magno devono rientrare in quel “Frosinone tra Archeologia e Fede”,  un percorso, semplice, che abbiamo chiesto all’Amministrazione comunale  di istituire; alla stessa Amministrazione è stato chiesto anche di istituire un concorso aperto alle nostro scuole sulle bellezze storiche cittadine e la ricostruzione 3d del Nostro Anfiteatro, secondo il plastico ricostruttivo visibile nel locale Museo Archeologico (http://museoarcheologico.comune.frosinone.it/).

Tra l’altro, “Ci Vediamo in Provincia” presso l’Archivio Diocesano sede Veroli ha reperito gli atti del processo canonico del miracolo della Madonna del Buon Consiglio. Li sta facendo mettere in un italiano più scorrevole, per farci una pubblicazione.

Per una breve bibliografia:

  • Padre Ignazio Barbagallo “ Frosinone: lineamenti storici  della città dalle origini ai nostri giorni “, in particolare  pagg. 288-289 per il miracolo della Madonna del Buon Consiglio a Frosinone , Tipografia Editrice Frusinate, 1975;
  • F. Stroppa “ Notizie Storiche sulla città di Frosinone”, a cura di Marcello Cervini, Maria Teresa Onorati, Gianmarco Spaziani, , in “Terra dei Volsci”, Annali del Museo Archeologico di Frosinone, Tipografia Editrice Frusinate, ISBN 9788894160758;
  • Arcangelo Campagna “ La Madonna del Buon Consiglio”, editrice Verlar, ISBN 9788866716396;
  • Gianmarco Spaziani, “Essegliè! – Storia, tradizioni e simboli della Festa della Radeca”, Tipografia Editrice Frusinate, Frosinone, 2012.

l’altare di monte d’accoddi

a pochi chilometri a sud di Portotorres, nel territorio comunale di Sassari, in piena campagna, esiste una delle meraviglie archeologiche più interessanti di tutta la sardegna e del mediterraneo, il tempio del Monte D’accodi.

ricostruzione del tempio al momento del ritrovamento quando l’altare sacro era una postazione della contraerea

Il tempio preistorico nasce su un’area sacra che secondo le ricostruzioni effettuate dagli archeologi esisteva già nel IV° millennio a.c., dunque nell’area archeologica sono state rinvenute diverse testimonianze di epoche successive tra loro.

www.megalithic.it p.ruggeri
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Oltre a Monte d’Accoddi, nella stessa zona, si segnalano le presenze di antiche necropoli di Su Crucifissu MannuPonte SeccoLi Lioni, Sant’Ambrogio, Su JaiuSpina Santa e Marinaru, le tombe con dolmen ed i menhir di Frades Muros, oltre ad una decina di nuraghi.

ricostruzione università di sassari

ricostruzione università di Sassari
pietra rituale p.ruggeri www.megalithic.it
cortina esterna dell’altare a gradoni p.ruggeri www.megalithic.it
onphalos www.megalithic.it p.ruggeri
altare a gradoni lato esposto p.ruggeri www.megalithic.it
pietra sacra menhir con probabile dea madre p.ruggeri www.megalithic.it
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rampa minore www.megalithic.it p.ruggeri

la zona sacra in cui poi sorse il tempio a gradoni, era sicuramente abitata e frequentata già nella preistoria, secondo le ricostruzioni degli archeologi (tra i quali lilliu di cui già abbiamo parlato in altre occasioni), le pietre rituali quali i menhir e le lastre ai lati della attuale rampa sono dell’epoca del IV° millennio a.c., secondo alcuni il posizionamento del tempio e delle pietre nelle epoche più antiche rappresenterebbero la mappa stellare della costellazione della croce del sud e delle stelle rinvenibili proprio accanto alle stelle principali di questa costellazione. la croce del sud era un importante riferimento stellare in epoche molto antiche, in tutto il mondo veniva rappresentata come segno celeste d’ausilio ai naviganti ed agli esploratori, sarebbe stata visibile anche in sardegna intorno al 5000 a.c. e sarebbe quindi plausibile che l’architettura sacra fosse dedicata alla guida celeste dei tempi.

di seguito un breve video con alcune info…(continua)

dolmen de soto (trigueros-huelva-spain)

nei tanti viaggi che facciamo ci siamo ritrovati a percorrere una strada che ci ha portato verso nuove ed entusiasmanti riscoperte, in questo viaggio all’estremo sude ovest dell’europa, nella provincia di Huelva a Trigueros, siamo quindi tornati all’epoca protostorica della penisola iberica, precisamente siamo in piena andalusia a pochi km dall’oceano atlantico, in una regione che un tempo fu detta di Tartesso, ossia la civiltà del delta del Guadalquivir.

In questo primo piccolo reportage amatoriale, parliamo del dolmen de soto, uno dei dolmen rimasto visibile e in perfetto stato di conservazione, con un corridoio costituito di megaliti, che sarebbe servito come camera funebre di qualche abitante illustre della zona.

p.ruggeri www.megalithic.it

il dolmen in realtà dall’esterno sembra proprio un tumulo a tholos, ossia una specie di piramide conica che raggiunge meno che 5 metri dal piano del calpestio, non costituita da massi all’esterno ma solo ricoperta da terra, con un apertura orientata verso gli equinozi un segno che certifica la capacità di calcolo astrale e la tecnè costruttiva in grandi massi per costituire tumuli ipogei nelle distese pianure dell’antica iberia.

il dolmen rimasto in splendida forma è aperto al pubblico ed è stato sistemato all’interno per consolidarne le architetture ed essere reso fruibile al pubblico. il dromos, corridoio costituito di menhir che reggono lastre pesanti tonnellate ricordano la tecnica semplice trilithon, non vi sono incastri poligonali visibili e la struttura del corridoio e poi ricoperta di semplice terra rossa, la stessa della zona.

fu scoperto nel 1920 e porta da allora il nome dello scopritore (De Soto) e degli 8 corpi tumulati con i propri corredi purtroppo non v’è più alcuna traccia a causa di un sacco perpetrato da ignoti dopo la scoperta. ilperimetro che si innalza dal piano del calpestio è di circa 80 metri, molto ampio ed il corridoio interno lungo 51 ne fanno un monumento unico nella zona.

l’interno è impressionante, su quasi tutte le pietre sono presenti incisioni, si è anche compreso che alcuni materiali incisi sarebbero stati riutilizzati per costruire il tumulo stesso da un precedente tumulo andato distrutto, per questo alcune incisioni sono state datate addirittura al 6000 a.c.

a questo link in spagnolo davvero approfondito e utilissimo si trovano i resoconti dello studioso tedesco che svolse gli scavi sul dolmen e potrete consultarli per approfondire

https://ddd.uab.cat/pub/bolsocespexc/bolsocespexc_a1924m3v32t1.pdf

intanto vi posso riassumere che il dolmen fu ricostruito probabilmente con alcune pietre già parte un circle un cerchio sacro che corrisponderebbe al diametro odierno, all’interno le figure e le coppelle incise sulle pietre erano colorate di rosso, tale tecnica risulta uguale al pittogramma di arnalo dei bufali ed il suo “uomo a phi”. somiglianze anche con le incisioni trovate ad esempio a laconi- Oristano, in sardegna.

secondo le tesi più illustri non vi sono basi per poter smentire o accertare positivamente la vicinanza tra tartesso e il dolmen secondo molti infatti pur essendo collocato proprio a ridosso del delta del guadalchivir in molti pensano che il dolmen fosse di molto precedente alla cultura tartessica.

di seguito un breve video amatoriale del nostro viaggio.

continua…

Relitto “LST 349”, isola di Ponza, a 23 metri di profonditA� …..

Relitto LST 349

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A.Affinita www.megalithic.it (relitto a largo di ponza)

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A.Affinita www.megalithic.it

ProfonditA�: -26 metri
Imbarcazione appartenente ad una particolare tipologia di nave da trasporto, la�� L.S.T. (landing ship tank) fu progettata per consentire la�� imbarco e lo sbarco di truppe , mezzi e materiali direttamente dalle spiagge, tramite un portellone anteriore e un sistema di zavorra variabile che, oltre a dare stabilitA� al mezzo in navigazione, ne diminuiva il pescaggio in prossimitA� delle spiagge per favorire le operazioni

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A.Affinita www.megalithic.it

La�� LST 349 partecipA? direttamente alla�� Operazione Shingle sbarcando truppe e materiali sulle spiagge di Nettuno; successivamente venne destinata al trasporto di rifornimenti e truppe tra la base di Napoli e il fronte, in quel periodo posizionato ad Anzio.

Il 25 febbraio del 1944, di ritorno da questo porto, carica di automezzi, militari e prigionieri venne sorpresa da condizioni meteorologiche avverse che consigliarono il comandante a riparare a ridosso della�� isola di Ponza per riprendere il viaggio il giorno seguente.

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Alle 5,30 del mattino perA? le condizioni peggiorarono decisamente ed il mare in tempesta trascinA? la��imbarcazione verso le rocce di Punta Papa con le ancore che aravano sul fondo sabbioso. La tardiva accensione dei motori non riuscA� ad evitare la tragedia, la nave urtA? contro le rocce, le tubazioni del gasolio si ruppero ed i motori si spensero condannandola inesorabilmente. Iniziarono le operazioni di abbandono rese difficili dalle condizioni del mare e dalla distanza degli scogli dalla spiaggia;

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A.Affinita www.megalithic.it

la guarnigione inglese di stanza sulla�� isola e la popolazione civile si prodigarono nel tentativo di salvare i superstiti aggrappati alle rocce, utilizzando delle cime a mA? di teleferica.

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A.Affinita www.megalithic.it

Una�� esplosione nelle stive accelerA? la��affondamento finchA? la�� imbarcazione si spezzA? in due tronconi con alcuni membri della�� equipaggio che da centro nave ancora cercavano di allontanarsi a bordo delle zattere di salvataggio.

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A.Affinita www.megalithic.it

Nei giorni successivi al naufragio, il mare restituA� i corpi di diversi marinai e prigionieri morti che vennero sepolti in un cimitero appositamente creato sulla�� isola.

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Affinita www.megalithic.it

 

 

 

…teorie, e studi sulle origini della nostra terra, ..siate curiosi.. ( di Ilenia Lungo)

LE MURA MEGALITICHE DEL LAZIO:

LA STRAORDINARIA TESTIMONIANZA DI UNA TERRA SCOMPARSA,

DI UN’ANTICA CIVILTÀ E DEL “PRIMATO ITALICO”. . .

 SECONDO GLI STUDI DI ANGELO MAZZOLDI10349071_818126984871623_1982101160205943768_n

 

L’Italia, il paese della cultura, della storia e dell’archeologia è, in molti casi, ricca di testimonianze provenienti da un passato mitico e leggendario che costituiscono un’evidenza storica eccezionale. Ne è un esempio, il territorio del Lazio e delle regioni limitrofe, caratterizzato da imponenti vestigia di circuiti megalitici in opera poligonale, taluni più integri talaltri più esigui, innalzati sulle sommità di colline o rilievi montuosi. Scriveva così, a tal proposito, la studiosa americana Louisa Caroline Tuthill nella sua “History of Architecture del 1848: “In un’età precedente a quella dei Romani, la fiera terra d’Italia era abitata da popoli che hanno lasciato monumenti indistruttibili a testimonianza della loro storia. Quelle meravigliose e precoci città d’Italia, che sono state definite ciclopiche, sono fittamente sparse in molte regioni e spesso appollaiate come nidi d’aquila sulle creste delle montagne, ad una tale altitudine che stupisce e disorienta il viaggiatore che oggi le visita esortandolo a chiedersi cosa abbia spinto gli uomini ad edificare in luoghi tanto inaccessibili e a radicarsi all’interno di tali stupende fortificazioni”.

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la Villa di Traiano ad Arcinazzo Romano (P.r.)

026Bella ed imponente, posta in un passaggio obbligato nell’unica strada che funge da collegamento tra la zona di sublacum e trevi nel lazio (sublacense), la Villa dell’imperatore iberico Traiano, una struttura che appare ancora oggi dopo millenni, ricca di ogni confort, degna di ospiti illustri.030 Appena accanto alla strada un reticolo di strutture maestose riscoperte nel fine del XVII° sec.dc., sono a testimoniare al viandante come i ricchi romani dell’eta imperiale fossero capaci di allestire dimore reali per garantire il giusto ristoro alla corte dell’imperatore nei periodi in cui egli si dedicava alla caccia. Piscine, terme , giardini, giochi di colori, e acque, un piccolo paradiso (approssimativamente 4 km verso Fiuggi) posto sui 1000 metri di altitudine, intagliato in una stupenda cornice di boschi di castagni e querce, e di monti floridi, pieni di selvaggina.

Ne rimangono in vista, per il visitatore, solo alcune parti restaurate e ripristinate nel loro antico splendore, colonne di marmo di 18 tipi e colori diversi, una fontana con mosaici a pasta vitrea e delfini mossi dallo scorrere dell’acqua, incanalata e distribuita secondo l’antica conoscenza dei popoli latini, con rappresentazioni e affreschi degni dell’antica Pompei.

031Colpisce l’occhio il piccolo museo realizzato in alcune antiche stalle probabilmente poggiate sui basamenti della villa romana, una parte di un affresco rimasto come unico al mondo, secondo la nostra guida d’eccezione (l’Avv. Alessandro Canali), in grado di mostrarci la Vittoria alata imperiale romana nella sua splendida effige gloriosa e più volte copiata nel corso dei secoli, una progenitrice della minerva italica, una bisnonna della figura più utilizzata, finanche dal de la croix durante la rivoluzione francese, per rappresentare la dea del potere di un impero.034

Le colonne ed i capitelli rinvenuti sono di una bellezza che mozza il fiato, intarsiati dai mastri dell’epoca ci fanno pensare che di tale maestria sia rimasta solo la storia ai tempi di oggi.

Nella chiesa del vicino paese di Arcinazzo si rinvengo altre colonne proprio trasportate via dal sito archeologico, così come per altri portali ed epigrafi, oggi facenti parte di architravi e portali cittadini.

Una testimonianza della forza della manodopera romana ai tempi del I° sec. dopo cristo che oggi vale la pena visitare proprio accanto a ristorantini tipici e una splendida natura incontaminata.

https://www.facebook.com/MuseoCivicoDellaVillaDiTraianoAdArcinazzoRomano   038

…la tecnologia delle mura megalitiche??…

 

 

Nello specifico, quello che ci interessa in questa sezione è la retro applicazione ingegneristica delle forze necessarie a porre in opera le costruzioni illustrate. Arpino_wall

Negli ultimi anni, le teorie sulle tecniche costruttive e gli studi su questa particolare tipologia di costruzione non sono state abbastanza approfondite, per diversi motivi, quello che ci interessa è che da oltre oceano invece continuano a parlare di nuove scoperte sulla capacità di pochi altri popoli sulla terra, (ne esisterebbero uguali anche a machu picchu), con la stessa tecnica, infatti, si facevano scorrere le acque in città, e si sottraeva la terra alla montagna mediante terrazzamenti capaci di resistere a qualsiasi cataclisma, oltre che al logorio degli anni.

Quello che non si sa per certo è come si sia potuto scegliere di tagliare le cime delle montagne per costruirvi sopra muri di massi enormi senza malta ne altro legante.

"Porta Maggiore"Nella ricerca, ufficialmente di queste tecnologie in italia non esistono studi accademici, nonostante da millenni esistano ritrovamenti di queste meravigliose opere dell’ingegno. Uno studioso molto accreditato detiene attualmente la cattedra del politecnico di Milano in Archeoastronomia, ed anche lui, nonostante sia riuscito a decifrare alcune risposte sulle mura di questa nostra regione, in campi tecnici e sceientifici di ingegneria, avanza diverse domande sulla capacità di spostamento dei massi pesanti fino a centinaia di tonnellate su posti ripidi e scoscesi, insomma difficilissimi a riprodursi con le tecniche attuali.

In alcuni altri luoghi sulla terra esistono cave con obelischi tagliati e pronti ad essere issati, pesantissimi anche per i nostri tempi e perfettamente intagliati.

La parte più interessante del discorso nelle storie tramandate dai tanti appassionati riguarda la capacità di spostare i massi attraverso macchinari tecnologici capaci di far lievitare gli oggetti, cose da fantascienza. Eppure proprio in italia esistono degli studi che sta compiendo l’università di pisa sulla capacità delle onde sonore di creare campi di gravità per far lievitare e manovrare gli oggeti.

http://www4.fisica.unimi.it/fisica-curiosa/305-levitazione-acustica

http://www.lescienze.it/news/2013/07/17/news/levitazione_acustica_controllo_oggetti-1745459/

Forse sarà questo il caso di approfondire sia quanto sappiamo sia quanto ancora non sappiamo in merito all’argomento, perchè proprio da questi nuovi punti di arrivo della scienza forse riusciamo a capire anche la nostra storia umana.

“Porta Maggiore”

La porta minore illuminata durante l'equinozio d'autunno
La porta minore illuminata durante l’equinozio d’autunno

 

la mappa preistorica di Frosinone dei predatori della ciociaria perduta

italo bidittu italo bidittu 2Salve predatori, mettiamola così, oggi mi è venuto in mente che sarebbe stato utile per la tana dei predatori, diramare la mappa dei giacimenti preistorici e quaternario della provincia di Frosinone, l’estratto del bollettino del 1976-77 a cura del prof Bidittu, uno dei primi predatori della ciociaria perduta, di lui si raccontano storie appassionanti, fu lui infatti a ritrovare l’ Homo cepranensis, Argil per gli amici.

In queste due elaborate mappe con relative spiegazioni, si trovano le informazioni basilari che dobbiamo possedere per avere un  riferimento di base nella ricerca territoriale che compiamo. In questa mappa si precisano una miriade di piccoli territori con ritrovamenti archeologici di diverse ere preistoriche, ad Es. per Frosinone, punti come Selva dei muli, Fontanelle, etc..

La storia ha la necessita di essere letta a ritroso per dare alcune risposte, la preistoria getta delle basi importantissime, fino all’eta del ferro, della quale cominciamo ad avere i primi resoconti scritti tramandati secoli prima di Cristo. Il caso dei Volsci indicati anche all’interno di questo resoconto del ’77,.. insomma , da quando Erodoto, e via via, gli altri cominciarono a narrare.

Ecco la documentazione che dobbiamo possedere per capire in quale provincia siamo, la nostra civiltà deve essere riscoperta e valorizzata, la vita dell’uomo accompagna questo territorio da sempre, questa è una forza che ci appartiene, che oggi deve fare la differenza, altri territori nel mondo non godono della stessa antica presenza umana, ed alcune peculiarità devono ancora essere spiegate.

Questo deve essere il nostro orizzonte, la mappa dei nostri territori serve a crescere, diventa predatore della tua città, partecipa al registro dei beni di interesse culturale e turistico conosci la tua identità, e falla conoscere agli altri, invia una tua segnalazione alla mail: civediamoinprovincia@gmail.com

FACCIAMOLO PER IL PATRIMONIO, FACCIAMOLO PER IL NOSTRO TERRITORIO!

ecco come la vediamo noi..

10013550_10203817789474116_2013200716_nSalve predatori,

da oggi stiamo diffondendo in tutta la provincia, attraverso la rete delle associazioni, dei meet up, dei cittadini, questo volantino che serve a metterci in moto per la salvaguardia, e la tutela del nostro patrimonio, ….date un occhiata e stampate dal sito questo fumetto è il primo ma ne seguiranno altri.

E’ così che ci immaginiamo, …siamo pronti a prendere possesso del vostro tempo libero, e siamo convinti che ne servirà molto per raggiungere l’obiettivo di mappare i nostri luoghi. Chi conosce meglio dei residenti i quartieri di queste città italiane meglio di noi, nessuno.

il nostro patrimonio è talmente vasto che ovviamente qualche pezzetto del puzzle della storia sarà facile dimenticarselo lungo la strada…

La ciociaria come tantissimi altri posti al mondo possiede un insieme di frammenti di storia di valore globalmente accertato. Quello che ci distanzia dal mondo, invece, appare l’incapacità di gestire, e la noluttà di far proliferare il territorio secondo metodi sostenibili e innovativi.

Nel campo del turismo culturale appare invalicabile la concezione che nel lazio trovino posto esclusivamente i tour organizzati di tipo religioso, e  questo perchè si crede che non vi siano attrazioni nel campo del turismo della tradizione.

La vera scintilla che accende gli occhi del turista è la curiosità, ed è la guida vera, quella che sa descrivere anche un sasso come quella particella del tutto che oggi è solo un ipotesi ricostruttiva.

L’occhio di un predatore scandisce le linee di congiunzione degli architravi esposti alle intemperie da secoli, riconosce negli enigmi del paesaggio le antiche rovine di antiche dighe e abbeveratoi o mulini.

Il naso si raffina a forza di terra e antichi profumi, come quello del gelsomino notturno, o quello del rosmarino selvatico che cresce ai piedi degli altari e dei templi disseminati da Circei ad Alba fucens..

Le mani accerezzano con fame di scoperta i basamenti, le mura, gli affreschi dimenticati, scansano le rocce e gli arbusti per restituir la luce alle antiche vie che costeggiano i ruscelli.

Oggi con l’ausilio di tutti e qualche accorgimento elettronico siamo pronti per restituirci la nostra identità, il percorso che ci aspetta è lungo, e tortuoso, ma lambisce un confine che alla fine attraverseremo sicuramente, partecipando alla nostra gloria che fu per riabbracciare un paese che ci ha dato tutto e che non va nè dimenticato nè deriso.

Scatta una foto al bene che intendi registrare e inviala a questo indirizzo : civediamoinprovincia@gmail.com

 

 

 

è arrivato THICO il primo predatore della ciociaria

VOLANTINO 1ciao ragazzi vi presento THICO nato dalla penna di STEFANO SPAZIANI un giovane fumettista che ha sposato la nostra causa, quella della lotta per la registrazione dei beni culturali e paesaggistici sul web in modo di creare un registro georeferenziato dei luoghi che vanno salvati e riscoperti.

Ognuno di noi conosce il proprio territorio, e può essere un predatore come Thico, lui cerca in modo curioso i cenni dei monumenti architettonici o naturali e li registra con una foto ed una segnalazione per inviarla alla tana dei predatori, il centro della rete che si tesse tra volontari sul territorio. Professori, e amanti , cittadini e turisti in un unico net in cui la storia la fa da padrona. Archeologia e tutte le teorie affini, leggende e miti della tradizione orale tornano a contare e ogni luogo partecipante torna ad incuriosire lo spettatore.

Questo personaggio sarà al centro di una capagna di sensibilizzazione promossa dall’associazione Ci vediamo in provincia , e tanti Meet-up dislocati sul territorio. La linea di sviluppo del progetto è di lungo raggio e mira a svolgere un servizio sociale e a creare un indotto culturale turistico sostenibile.

FACCIAMOLO PER IL PATRIMONIO

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