Sardegna, provincia di Sassari, mi sono recato in quel che fu territorio dei balari, la popolazione nuragica del nord della sardegna e sono giunto nella città di Perfugas.
La storia della città è raccontata dal suo nome e dalla sua conformazione geografica prima ancora che dai suoi tanti reperti, in quella zona non lontano una tomba di giganti e domus de jana, come in tutta la zona nord della bellissima sardegna.
Arrivati al centro del piccolo paesino, giacente su una collinetta che si innalza su un territorio a carattere paludoso, rimane lontano da grandi città ed immerso nel verde coltivato dei dintorni, per le sue caratteristiche fu sfruttato anche come castrum dai romani.
Proprio al culmine della collina esiste la chiesa di Santa Maria degli Angeli, e proprio li sotto, ormai in bella vista, senza alcuna protezione dagli agenti atmosferici, un antico pozzo sacro rimasto ancora in buono stato chiamato di Predio Canolpoli
Il pozzo è bellissimo, rappresenta la tecnè dei pozzi sacri sardi nel suo massimo splendore, le pietre incastonate con incastri perfetti donano all’opera una perfezione architettonica in cui vengono posti in risalto l’interazione tra gli esseri viventi della terra tra i quali spicca l’uomo, e l’acqua la terra ed il cielo.
La terra che ha dato i natali ad un grande archeologo Giovanni Lilliu e che si contraddistingue per i tanti ed unici ritrovamenti antichissimi, come la zona sacra di monte d’accodi, ormai conosciuta come la “zigurat” della sardegna, i tantissimi nuraghe presenti su tutta l’isola, inoltre tra le sue peculiari testimonianze di un periodo che si attesta tra il XII° sec. a.c. e l’VIII° per i rinvenimenti effettuati su oggetti di quelle età ritrovate durante gli scavi dei cosiddetti pozzi sacri.
Pozzi sacri dunque come opere idrauliche architettoniche disseminate in tutto il territorio sardo capaci di destare a distanza di migliaia di anni stupore nei visitatori per la perfezione delle costruzioni e per il forte simbolismo posseduto.
Il più famoso sulla rete, da qualche tempo è il pozzo sacro di Santa Cristina, sul quale torneremo più in là, una sorta di eccezione tra le eccezioni per la sua complessità e bellezza, ma intanto guardando al fenomeno davvero intrigante per la zona del mediterraneo, in sardegna si contano numerosi pozzi sacri di simili fattezze che spesso hanno le identiche finalità e le medesime forme.
Ricorrente il disegno di “forma a toppa di chiave“, tipica nel mediterraneo, comune al simbolo di tanit anche nelle baleari, certamente punica-fenicia, ma presente sotto altri presupposti anche in giappone come nel caso delle tombe dei reali (Kofun), forma percepibile solo se vista dall’alto, in questo caso la sezione di Perfugas ci permette di vedere dove al cono tronco del pozzo corrisponde la discesa in ingresso nella cisterna tholos gli scaloni sono, ancora oggi dopo più di 3mila e rotti anni, ben delineati potrebbero raccontare nella loro struttura un linguaggio numerico simbolico ancora da svelare.
Il cono rovescio dell’opera chiaramente sembra una raffinata esecuzione di un opera simbolica di antichissima fondazione, i costruttori di torri, i tirsenoi? furono loro i costruttori? in effetti erano attestati proprio nel mediterraneo e in qualche modo si accomunavano con tante altre culture tra le colonne d’ercole ed il tirreno.
La cupola a tholos chiude solo alcuni pozzi sacri ancora oggi, li dove e rimasta in piedi, mostra l’uso sul suo centro della volta del soffitto a tholos di posizionare una pietra che permetteva di essere rimossa a piacimento per far divenire la pozza di acqua un ottimo schermo di quanto le stelle stessero facendo nel cielo notturno…
Torri, di tutti i tipi aperte o chiuse, appaiono anche nei villaggi talayotici delle baleari simili alle torri dei nuraghe sardi, ed alle torri tirrene in opera poligonale, rinvenibili a Cosa vicino ad Orbetello o in altri posti più centrali e meno legati al mare della penisola come ad Aquino che come i talayot a volte erano di base quadrata.
Nei pozzi sacri la somma architettonico-simbolica acquisisce il massimo della sua resa artistica, le pareti incastrate sono perfettamente levigate, i materiali perfettamente lavorati siano essi di pietra calcarea o di pietra basaltica, una capacità di scalpellare che ci fa rimanere attoniti.
A Perfugas venne ritrovata nel pozzo una statuina di un piccolo toro in metallo del VI° sec.a.c., proprio nel suo interno con altri oggetti, che ne testimoniano l’uso in diverse epoche, anche i romani intercettarono poi la vena acquifera del pozzo in un secondo momento storico.
una particolarità che ormai segna il dibattito di amanti e studiosi riguarda la presenza delle bugne laterali a forma di mammelle, sui blocchi esterni dell’opera lungo il bordo esterno del perimetro, bugne del tutto identiche a quelle trovate in egitto, in grecia, in america del sud, messico, peru, un elemento che faremmo bene ad approfondire…
gli 8 scalini che portano a scendere fin dentro il pozzo sono bellissimi nel caso di perfugas come in tutti i pozzi ma variano nelle misure, la costante che si può rintracciare facilmente è che in tutti esse sono via via più strette andando dall’alto verso il basso, forse proprio perchè come nel disegno di tanit il triangolo che si congiunge al cerchio è un principio che va applicato in questa architettura sacra.
Esistono pozzi di identiche fatture in altre parti del mondo e ovunque vengano ritrovati sembrano oggetti fuori dal mondo in quanto sembrano far parte di punti di riferimento geografici incollegabili fra loro, ad esempio ne esisterebbe uno in inghilterra, e uno in bulgaria, ma se parliamo di tholos con acqua anche a sezze…..
di seguito alcune immagini riprese nell’ultimo viaggio in sardegna buona visione.
continua….