Una stupenda testimonianza di una civiltà passata con capacità costruttive tipiche della storia dei popoli italici pre romani si può facilmente visitare proprio al confine tra lazio ed abruzzo, il Tumulo di Corvaro e la sua necropoli.
La montagnola sacra dei defunti aristocratici, guerrieri del centro italia, dove in seguito alla venuta dei romani si continuava a seppellire i cari defunti delle genti che abitavano il cicolano.
Il tumulo ha un diametro molto ampio descritto da splendide lastre ancora in posizione verticale lungo il perimetro nonostante i millenni passati ed i cercatori di tombe che lo scoprirono per primi, una struttura di cui si è davvero parlato troppo poco.
Se ne dovrbbe invece tenere alto il continuo ricordo come esempio di civiltà ad alta tecnologia si direbbe su quanto esprime riguardo geometrie architettoniche funerarie, certamente preromana.
Bella testimonianza che si pone quasi in pieno contrasto con la teoria e la tesi che va per la maggiore, ossia bollare tutto ciò che ha di spettacolare un tumulo di questo genere in pieno appennino laziale, come qualcosa di già visto, non per Corvaro, vista la sua unicità e la distanza dai tumuli del litorale tirrenico.
a dire il vero a vedere le due sfingi tra i corredi rinvenuti viene proprio da pensare che un tempo se anche qui si parli solo di equicoli, così chiamati dai latini romani, in realtà anche qui ci fossero guerrieri etruschi o simili
Basti ricordare che nonostante le mappe siano ormai divenute diverse il tumulo sorge probabilmente non troppo lontano dall’antico profilo geografico del lago del fucino, tantissima la ghiaia tutta intorno al tumulo, ed alba fucens, proprio nella rotta dell’altipiano e della valle che si apre verso sud da Corvaro.
Un legame troppo spesso dimenticato ci collega direttamente con le civiltà preromane dalle sponde tirreniche, dai passi di Cassino e Atina, alla zona confinante a sud di roma, dal cicolano, fino alle mura di alba fucens quelle che nonostante ci si affanni a dire che sono romane, sono di tipo megalitico poligonale, ma vengono datate a tempi che sembrerebbero troppo recenti, mentre a dire il vero se si guardasse da Corvaro verso quelle mura a sud, verrebbe di certo logico accostare le opere, almeno per retrodatare le architetture poligonali, differenti per funzione ma vicine per fondazione e logica costruttiva, ad alta tecnologia per i tempi.
un tumulo che sicuramente fu zona di sepolture sacra per centinaia di anni, infatti le 360 tombe raccontano un periodo che va dal XII° sec. a.c. fino al III° sec. d.c., completate dai corredi funerari forse tra i più belli del lazio, gran parte di questi sono esposti nel museo di corvaro aperto solo venerdi, sabato e domenica, mentre i pezzi di pregio sono stati portati al museo Pigorini di Roma.
la conformazione del tumulo attualmente visitabile, risulta priva della terra di riempimento, il fatto quindi se da un lato priva l’architettura sepolcrale della sua connotazione esterna visibile al visitatore, dall’altro rende tangibile il sistema di costruzione interno, con lo scheletro fatto a raggi, senza soffitto, si notano i filari di massi diretti in linea retta dal peirmetro verso il centro, 12 filari in totale, al centro la sepoltura originaria, un rettangolo di lastre su ogni lato mancante solo del coperchio, le lastre sul perimetro ancora in posizione verticale restano conficcate nel terreno.
viene spontaneo chiedersi il perche delle 10 linee di massi, anche se a vedere meglio due file sembrerebbero mancati ma dalle foto aeree sembra che in precednza ci fossero, molto spesso infatti nei tumuli di pari grandezza disseminati nella zona europea ne esistono di molto simili ?
sulla direzione dei filari di pietre bisogna pensare che non sono equidistanti le une dalle altre, ogni filare sembra tracciare una direzione una strada, non sono riuscito a trovare un indagine archeoastronomica redatta per poter citare anche eventuali allineamenti, ma ritengo che il tumulo fosse orientato e collegato non solo al sole ed alla luna, ipotizzo che anche i raggi della struttura interna sottintendano a qualche costellazione sacra per il popolo che lo realizzò.
C’è da aggiungere che il legame con la civiltà dei muri poligonali megalitici appare nel racconto dei luoghi con l’antico santuario chiamato tomba del cavaliere conosciuto già dai tempi del dodwell, fin dalle sale museali, segno che la vicinanza tra i manufatti non fosse casuale.