La��archeologia, oggi, si avvale di diversi strumenti tecnologicamente avanzati. Tra questi il DRONE o a�?APRa�? (Aeromobile a Pilotaggio Remoto), un velivolo privo di pilota, comandato a distanza, che sta rivoluzionando la��indagine archeologica. Utilizzato generalmente per le operazioni di ricognizione e sorveglianza militare, oggi il suo impiego interessa molteplici ambiti applicativi, quali: agricoltura, salvaguardia dell’ambiente, operazioni di forze dell’ordine e protezione civile, beni culturali, cinema e altro ancora.
Nel campo da��interesse storico e archeologico, il drone, puA? essere adoperato secondo diverse modalitA�, in base alle esigenze e finalitA� di studio.
A? stato impiegato per mappare remoti siti funerari della cultura Moche, in PerA?, per ricostruire immagini tridimensionali delle rovine Gallo-Romane sepolte sotto le autostrade svizzere, per monitorare alcune aree archeologiche, in Giordania, oggetto di ripetute attivitA� di spoliazione e, ancora, per individuare un quasi inaccessibile sito di arte rupestre nel sud-ovest americano; ma questi sono solamente alcuni esempi.
Il drone A? uno strumento che interessa maggiormente la ricognizione aerea, fase fondamentale del lavoro sul campo della��archeologo, che permette di ottenere una quantitA� di informazioni utili, sul sito archeologico da��interesse, con la��impiego di tecniche di prospezioneA�non invasive. Mentre in precedenza, la ricognizione aerea, era prevalentemente utilizzata per scoprire ed individuare i siti archeologici, successivamente scavati, oggi A? una pratica di grande importanza per documentarli, interpretarli e per controllarne i cambiamenti avvenuti nel corso degli anni e il drone sta avendo in queste pratiche un posto da��eccellenza.
Ma torniamo indietro nel tempo, quasi agli albori del secolo scorso. Era il 1899 quando la��illustre archeologo Giacomo Boni, affiancato dal comandate della Brigata Specialisti del Genio Militare Maurizio Mario Moris, intuA� per primo la��utilitA� della fotografia aerea per la documentazione archeologica. Le prime foto vennero scattate, in occasione degli scavi del Foro Romano, da un pallone aerostatico.
Una��altra importante applicazione archeologica della tecnica fotografica aerea, sempre tramite pallone aerostatico, risale al 1911, quando vennero eseguite dalla��archeologo Dante Vaglieri le fotografie della cittA� di Ostia Antica.
Negli stessi anni furono fotografate Pompei e il sito di Stonehenge in Inghilterra. Nel 1913 Sir Henry Wellcome eseguA� per mezzo di un aquilone fotografie zenitali (verticali) degli scavi da lui condotti in Sudan. E ancora, nel 1915 gli aviatori francesi fotografarono la cittA� di Troia, su suggerimento dello storico francese JA�rA?me Carcopino.
Gli archeologi si resero conto che la ricognizione aerea e di conseguenza la fotografia aerea avrebbe costituito, da lA� in avanti, una delle maggiori conquiste della��archeologia del XX secolo. Disporre di fotografie che permettevano di vedere dalla��alto il sito, oggetto di studio, nella sua totalitA� sarebbe stato certamente un elemento importante, da integrare alla ricognizione di superficie, utile nella scelta, nella definizione e nello studio della��area.
In Europa, le prime ricerche sistematiche furono ad opera del pioniere O.G.S. Crawford, che in collaborazione con il maggiore G.W.G. Allen della��aviazione militare inglese, diede il via, in Inghilterra, dal 1922 in avanti, ad un laborioso lavoro di ricognizione aerea, grazie al quale scoprA� un gran numero di insediamenti preistorici e protostorici. Raccolse, inoltre, importanti dati per ricostruire il quadro topografico della colonizzazione romana del suo paese.
In Siria, a partire dal 1925, un precursore come Padre Antoine Poidebard cominciA? a definire la situazione topografica degli insediamenti romani di Palmira, Chalcis, della��alto DjA�zirek e individuA? i porti di Tiro e Sidone. Pose inoltre le basi scientifiche della fotointerpretazione archeologica. Un lavoro parallelo venne svolto in Iran, qualche anno dopo, dalla��aviatore tedesco Erich Schmidt. Analogamente nel 1927 aeroplani militari fotografarono strutture su pali di quercia della fine della��EtA� del Bronzo, nelle acque del lago di NeuchA?tel, in Svizzera.
In America, la��archeologo Alfred Kidder volA?, nel 1929, insieme al pioniere della��aviazione Charles Lindberg, sopra le regioni centrali e orientali dello YuacatA?n, in Messico, scoprendo diversi nuovi siti.
In Italia A? nel 1938 che si possono avere le prime pratiche di fotointerpretazione. La��archeologo Giuseppe Lugli eseguA� una serie di ricerche di topografia antica, servendosi delle fotografie aeree scattate appositamente, delle cittA� di Anzio, del territorio di Ardea, Lavinio e Lanuvio, del tracciato della via Appia tra Gravina di Puglia e Taranto e della cittA� e del territorio di Crotone.
Durante il periodo bellico A? la��Italia il paese che offre i risultati piA? interessanti: il professore di etruscologia, Antonio Minto, pubblicA? uno studio sulla topografia di Populonia che costituA� uno dei primi esempi della��uso di materiale aerofotografico per la redazione di carte archeologiche. Il tenente John S. P. Bradford, usando aerofoto, riprese da lui stesso durante la guerra, identificA? numerosi abitati preistorici in Puglia, scoprA� ed individuA? un gran numero di tombe dei centri di Cerveteri e Tarquinia, mentre la��archeologo Ferdinando Castagnoli terminA? studi basilari sui resti della centuriazione, ricostruendo le divisioni agrarie di Luni, Lucca, Cosa, Cales, Alba Fucens, Nocera, Pompei, Nola, Alife, Aquino, Spello e i piani urbani dei principali centri antichi a pianta regolare; individuA?, inoltre, la Pyrgi etrusca. Egli, collaborA? con Giulio Schmiedt (responsabile della sezione di fotointerpretazione della��Istituto Geofisico Militare) alla realizzazione di schemi ricostruttivi della planimetria di molti centri greci della��Italia meridionale e della Sicilia. I due collaborarono anche al fondamentale studio su Norba, importante esempio metodologico di fotogrammetria finalizzata alla��uso archeologico.
Conseguenti sviluppi di queste pratiche si ebbero a partire dal termine della Seconda Guerra Mondiale, data laA�crescente disponibilitA� di materiale aerofotografico e grazie alle intuizioni e alle capacitA� di studiosi che portarono la��utilizzo della fotografia aerea, nella��indagine archeologica, ad un livello sempre piA? avanzato. Oramai, la��interesse era focalizzato, oltre che sulla��aspetto fotointerpretativo del documento fotografico, anche sulle modalitA� e tecniche della ripresa aerea e sulle rappresentazioni cartografiche del territorio, sia come cartografia di base (supporto indispensabile per la conoscenza e per la tutela)A�sia come fotogrammetria analizzata alla��uso archeologico.
Le fotografie aeree vennero successivamente raccolte in biblioteche specializzate, sia a livello regionale, sia in piA? grandi collezioni a livello nazionale. Ne A? un esempio la National Library of Air Photographs in Inghilterra che dispone di 0,75 milioni di stampe oblique specialistiche e di piA? di 3 milioni di fotografie di ricognizioni verticali che documentano un periodo che va dal 1940 al 1979. In Italia A? presente, dal 1958, l’Aerofototeca Nazionale, la struttura di raccolta e di studio del materiale aerofotografico relativo al territorio italiano,A�che ha acquisito nel corso degli anni un patrimonio di oltre 2 milioni di immagini, raccolto in diverse collezioni che vanno dalla fine della��Ottocento fino agli anni a��90 del Novecento.
Aquiloni, palloni aerostatici, velivoli con pilota, hanno dato il loro ampio contributo alla fotografia aerea archeologica. Adesso, sembra essere arrivato il tempo dei droni, strumenti che si stanno dimostrando, negli ultimi tempi, particolarmente utili per la ricognizione territoriale legata al rilievo, allo studio e alla tutela delle aree archeologiche.
“Negli ultimi 5-7 anni sono state sviluppate una serie di tecnologie che rendono i droni molto interessanti”, ha detto Austin Chad Hill, un archeologo ed esperto di questi velivoli alla University of Connecticut, che sta contribuendo alla ricerca della��archeologa Morag Kersel in Giordania, “si possono equipaggiare con magnetometri, barometri, GPS e tutti i tipi di telecamera. Possono fornire un’incredibile quantitA� di dati”. La��archeologo ha affermato che neanche la normale fotografia aerea A? altrettanto utile, poichA� il drone in volo riesce a catturare molti piA? dettagli portando, cosA�, notevoli vantaggi.
Il costante crescendo del suo utilizzo, inoltre, sta incalzando lo sviluppo di software applicativi per la fotogrammetriaA�a livelli sempre piA? elevati per quanto riguarda risoluzione, precisione planimetrica e altimetrica.
Controllato da terra, questo velivolo, puA? registrare immagini ad alta risoluzione, sia in movimento sia stazionarie, trasmesse in tempo reale ad un visore o memorizzate. Una volta acquisite, le immagini vengono rettificate, interpretate e integrate con altri dati archeologici, per creare elaborazioni in 2D e 3D. A�Potendo scattare immagini geolocalizzate (Gps integrato) A? possibile avere una mappatura, della��area di studio, con una precisione centimetrica e modelli di rilievo tridimensionale, di cui si puA? disporre per una navigazione virtuale del sito archeologico, che offrono informazioni sulla distribuzione spaziale delle strutture e dei reperti della��area.
La funzione primaria di questo strumento A? di rendere realizzabili fotografie aeree a bassa quota, permettendo la��accesso aA�punti di vista non raggiungibili in altro modo e di realizzare in modo agevole fotografie zenitali, superando di gran lunga le possibilitA� offerte dalla��utilizzo dei metodi convenzionali, per quanto concerne prestazioni, costi e versatilitA� da��impiego.
La��archeologa Rita Paris, in collaborazione con la societA� ArcheoStudio, ha spiegato che A? stato possibile eseguire con il drone un rilievo sulle alte arcate della��acquedotto dei Quintili di Roma, per facilitarne i successivi lavori di restauro. a�?Senza di esso – ha affermato la Paris – non avremmo potuto eseguire un rilievo della sommitA� dell’acquedotto, se non montando dei ponteggi”, questo a conferma del fatto che l’utilizzo del drone riduce notevolmente sia i tempi che i costi di questo tipo di operazioni.
La crescita di questo strumento A? stata rapida, oltre che dal punto di vista tecnologico, dal punto di vista imprenditoriale. Negli ultimi due anni, si sono svolte iniziative, eventi e conferenze, in cui manager di aziende specializzate, sono intervenuti per presentare vari modelli di drone rivolti a tutti gli ambiti in cui, questo strumento, trova applicazione. Ed A? nella capitale italiana che si A? svolta, lo scorso anno, la prima edizione del a�?Roma Drone Expo&Showa�?, un vero e proprio luogo da��incontro e promozione, il primo grande evento in Italia dedicato agli Aeromobili a Pilotaggio Remoto, che ha visto questa��anno la seconda edizione.
Da una parte alla��altra del pianeta, pare che gli archeologi si rivolgano alla moderna tecnologia del drone anche per difendere e monitorare siti in pericolo.
Luis Jaime Castillo, vice ministro della cultura del PerA? e docente di Archeologia presso la Pontificia UniversitA� Cattolica di Lima, dirige da anni le ricerche incentrate sulla civiltA� Moche (o Mochica) che fiorA�, nelle valli della zona settentrionale del PerA?, fra il 200 a.C. e il 1000 d.C. circa. Il dottor Castillo, negli ultimi anni, si A? avvalso della��impiego di droni per mappare, monitorare e salvaguardare gli antichi tesori del suo paese.
In molte zone del PerA?, la crescita costante della popolazione ha indotto le imprese di costruzioni, a edificare anche dove non si dovrebbe. Per far spazio a nuove abitazioni una di queste, ad esempio, A? stata capace di demolire una��antica piramide nei pressi di Lima. Per fronteggiare il problema, Castillo e il suo team, hanno attrezzato i droni con telecamere termiche, per individuare gli insediamenti sepolti sotto terra. Hanno creato le mappe del territorio per stabilire i confini di questi insediamenti entro cui proteggerli, iscrivendoli in pubblici registri, per prevenire la��evolversi di questa disastrosa situazione.
La loro, A? una corsa contro il tempo per proteggere il patrimonio archeologico del paese, che rischia di essere distrutto o sovrastato da costruzioni illegali.
Il PerA? ha circa 100.000 siti da��importanza archeologica, di questi, solo 2.500 circa sono stati mappati e solo 200 circa sono ufficialmente iscritti nei pubblici registri, questo a causa delle poche finanze e risorse umane disponibili. Ca��A?, indubbiamente, ancora molto da fare, ma sicuramente i droni stanno aiutando ad accelerare i lavori da��indagine, necessari, per preservare il patrimonio archeologico. Il dottor Castillo ha posto la��esempio di un gruppo di ricerca che ha trascorso due mesi, ad un costo di migliaia di dollari, per mappare l’area da��interesse utilizzando metodi convenzionali. Con un drone A? possibile ricoprire una superficie, simile, in meno di dieci minuti e caricate le fotografie negli appositi programmi per computer, si puA? avere una mappa il giorno seguente: “Con questa tecnologia, sono stato in grado di fare in pochi giorni quello che prima mi richiedeva anni”.
Nella Giordania meridionale, nel sito archeologico di Fifa, che ospita oltre 10.000 sepolture della��EtA� del Bronzo, ricche di vasellame, perle di corniola e bracciali di conchiglie, i droni servono a frenare il saccheggio dei siti storici da parte dei tombaroli, che continuano ad alimentare il mercato dei traffici di reperti antichi.
Morag Kersel, archeologa della DePaul University di Chicago, sarA� impegnata nei prossimi cinque anni a controllare questo genere di attivitA� lungo il Mar Morto, in Giordania.A�Attraverso le immagini dei droni sarA� possibile capire dove sono avvenuti i saccheggi, con quale frequenza e di conseguenza capire cosa A? andato perduto prima di poter iniziare a proteggere ciA? che resta.
Torniamo in Italia e godiamoci le immagini presentate,A�a scopo promozionale, dalla Regione Lazio alla��Expo di Milano. Le riprese, fatte per mezzo di droni, ci mostrano molti dei tesori delle province del Lazio, una carrellata di luoghi incantevoli che lasciano senza fiato.
BIBLIOGRAFIA & FONTI
a�?Archeologia. Teoria a�� Metodi a�� Pratichea�? di Colin Renfrew e Paul Bahn, Zanichelli
a�?Manuale di fotografia aerea: uso archeologicoa�? di Fabio Piccarreta, L’Erma di Bretschneider
http://www.academia.edu/2063157/Fotografia_aerea_per_l_archeologia
http://www.atsenterprise.com/index.html
http://asorblog.org/2014/01/22/landscapes-of-the-dead/
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/06/29/news/droni_mania-117132428/
http://www.iccd.beniculturali.it/index.php?it/98/aerofototeca-nazionale
http://www.academia.edu/1572209/Attivit%C3%A0_di_rilievo_fotogrammetrico_stereoscopico_nell_area_dell_anaktoron_di_Torre_di_Satriano_-_abstract_from_M.Osanna_V.Capozzoli_Lo_spazio_del_potere_II