OSCI,TOSCI, VOLCI E VOLSCI…. per alcuni furono la stessa popolazione

Proprio così…, sembra incredibile ma a ben vedere i popoli che, durante le prime fasi di crescita della grande “era romana”, esistevano nei territori del futuro impero, erano, a detta degli antichi scrittori dell’urbe, la progenie di quelle antiche civiltà dalle quali i romani presero la maggior parte delle conoscenze scientifiche e culturali, legate tra loro da lingua e dialetti usanze e tradizioni pre romane.

tavole di Pyrgi (santa marinella-rm) rinvenute in scrittura etrusca e fenicia, simbolo della capacità di interrelazione tra i popoli tirrenici e punici

Popoli italici, che si trovarono per centinaia di anni a lottare contro i romani, in continua ascesa,  erano cittadini, ricchi e nobili, sacerdoti, famiglie e clan, da generazioni abitavano antiche πολεις, popolazioni abituate a dettare  proprie leggi in autonomia all’interno delle mura delle proprie città.

Da qualche tempo ho riscontrato negli scritti, di alcuni autori poco conosciuti, la tesi che tali popolazioni, legate dalla caratteristica di essere di cultura preromana nel centro italia, furono molto spesso accomunate dal mito della loro creazione .

Secondo l’analisi compiuta nell’opera di G. Battista Gennaro Grossi,

http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-battista-gennaro-grossi_(Dizionario-Biografico)/

di cui andremo a parlare, l’elencazione dei fatti si fa molto semplice, egli scrive che nel divenire storico,  basato sull’antologia degli scritti antichi, nel lazio, da che si possa narrare nella storia, tutto ebbe inizio all’epoca in cui vennero i greci (omero-odissea), lungo il viaggio sulla penisola trovarono popolazioni autoctone, i così detti “aborigeni” (detti dai latini), oppure “autoctoni” (dai greci), secondo l’approfondimento dell’opera, erano abitatori della zona centrale peninsulare italiana, arrivati dal nord, scesero solo dopo che il mare si ritirò e i vulcani si estinsero.

italia ere geologiche

 

Tale ricostruzione viene sposata in linea di massima dalla storiografia e si basa sulla geomorfologia del lazio, attestato che, dopo l’era della glaciazione il mare occupasse buona parte delle pianure laziali, fatta eccezione per i rilievi montuosi degli appennini, e dalla zona vulcanica in particolare a sud dell’odierna Roma.

Secondo la tradizione di Omero, Ulisse, passò per mare, passando dallo jonio, su fino al tirreno, dalle sue cronache un tempo cantate in ogni città, prendiamo spunto per trovare gli unici abitatori incontrati, Ciclopi in sicilia, Eolo nelle Eolie, i Lestrigoni in Lamo (Terracina e piana di Fondi), Circe presso l’isola di Eaa, i Cimmeri presso Cuma e pochi altri cenni in zona italica degni di nota.

viaggio di ulisse -google

 

Non vengono citati altri porti, segno che all’epoca non vi fossero approdi degni di nota, esclusi quelli riportati sopra, che secondo Omero avevano tutti origini mitologiche, come se rappresentassero popolazioni autoctone ed eterne, nel caso dei Lestrigoni e Ciclopi, essi sono descritti come pastori e antropofagi, quasi a delimitarne la fascia di civiltà di appartenenza nella scala di confronto con la cultura greca, già divenuta di alto livello civile.

Logicamente si deduce che Omero non tratta degli aborigeni come popoli venuti da oriente, ne da altre zone lontane, in quanto altrimenti, l’autore avrebbe certamente attestato questa nozione nei suoi racconti.

Nella spiegazione l’autore usa l’espressione aborigeni/autoctoni riferendosi a molti autori come Plinio o  Aurelio Vittore, si passa per il primo alla descrizione degli Umbri e nel secondo nei popoli scampati al diluvio per essersi rifugiati in grotte sui monti, carattere comunque comune anche agli umbri.

“L’alba dell’umanità”, del pittore Franco De Franchis, l’uomo a phi di Sezze, Lt. (mesolitico)

Per Strabone gli stessi popoli di origine arcana e remota sono i Sabini, che anche secondo Diodoro Siculo, vantavano origini da un re iperboreo, che si sarebbe pregato fin dalle origini, presso le zone delle sorgenti del Danubio.

Quindi dai sabini sarebbero nate le colonie picentine e dei Sanniti, così come quelle popolazioni chiamate aborigene del lazio costiero,  spiegava Dionigi di Alicarnasso, questi, discendenti della sabinia, sarebbero scesi nei territori occupati dai Siculi (loro fratelli) per impossessarsi del territorio che va tra il Tevere ed il Liri.

Così anche nell’eneide di Virgilio, suddividendoli come raggruppati sotto i diversi re, sia per gli Italici,  i Sabini.

Gli aborigeni, nel loro primo stadio di civilizzazione, venivano concepiti come antichi sciiti, goti e germani, privi di leggi, dislocati presso terreni dove tutto era di tutti, Giustino, li descrive in quei tempi in cui non v’erano leggi, ne agricoltura organizzata, erano dunque i re/capi ad affrontare ogni responso per tutte le dispute, risultando leggendari per le loro virtù di reggere la convivenza in armonia tra le genti.

La religione degli aborigeni laziali, secondo Dionigi, era rivolta verso il Pico, uccello spedito da Giove, a rendere oracoli posto su di un tronco ligneo sacro, vengono citati anche diversi oracoli, in terre dalle caratteristiche geomorfologiche eccezionali, come laghi vulcanici e solfatare a nord di roma.

Poi venne l’era di Saturno, fu per tutti il tempo in cui gli aborigeni discesero dai monti e affinarono le leggi e l’agricoltura.

tempio di Saturno Roma V° sec.a.c.

Saturno cacciato dall’olimpo raggiunse il lazio e fondò le città  della pentapoli laziale (Atina;Anagni;Alatri;Arpino;Aquino), il Dio saggio era talmente venerato dai latini che il suo culto si tradusse anche in Roma, dove trovò uno dei suoi altari principali, così come riporta Virgilio nell’eneide.

Per quanto riguarda le civiltà, in epoca proto storica, presenti sul territorio del centro italia, in primis, l’autore specifica che furono gli etruschi i primi abitatori d’Italia, venuti a civilizzare le coste tirrene, abitualmente chiamati “tosci” (tusci-etrusci-) dai romani,  sono identificati nei classici  come i primi conquistatori del Lazio, essi stabiliti in primo luogo presso le zone costiere a nord del Tevere, avrebbero poi risalito i fiumi e raggiunto i monti degli appennini, via via scomponendosi attraverso la fondazione di nuove colonie tosche, fino alle coste della campania, dove poi infine, furono chiamati Osci, con Capua come capitale.

presenza etrusca in italia

Successivamente queste colonie stabilite, si sarebbero distaccate fra loro, dotandosi delle mura poligonali di cinta e forti torri (θυρςος- torri- da cui tirreni -in greco), divennero di fatto città stato a se e nonostante avessero, in principio, adottato i riti “tosci”, avrebbero poi fondato i loro riti “osci” o “volsci” .

Suggestiva la ricostruzione, anche se, pone il dubbio sull’eventuale datazione dell’arrivo dei tosci , per alcuni autori sarebbe avvenuta 17 lustri lunari (un lustro circa 5 anni ) prima della guerra di Troia avvenuta approssimativamente nel dodicesimo secolo avanti Cristo.

L’etimologia e la linguistica uniscono i vocaboli dalla medesima radice lessicale,  nel testo si segue un percorso storico dialettale, di base il vocabolo “tosch” veniva utilizzato per indicare gli etruschi,  gli abitanti del luogo,  prima del’arrivo dei coloni greci, secondo il Grossi,  dalla medesima radice, ne segue la trasformazione successiva del medesimo vocabolo originale: “tosci” in “osci” e poi dalla “osch” al vocabolo finale “volsch”.

Un libro carico di riferimenti al territorio laziale, getta una luce antologica sui riferimenti degli antichi testi definiti classici sul nostro territorio,  pieno di suggestioni dell’ottocento, oltre a disegnare una sorta di mappa storica,  è capace di destare la curiosità del lettore fin dal suo inizio.

Le mie considerazioni a fine lettura sono state molte, in quanto, per la prima volta, leggendo, ero stato messo di fronte ad una ricostruzione storica basata su studi del diciannovesimo secolo, quindi prive delle scoperte dell’ultima era.

Nonostante il passaggio dei tempi condivido il fine dello scrittore, esplicitare la domanda che gli rivolge l’amico epistolare lettore dell’opera: chi furono gli antichi aborigeni citati dai classici abitanti dei nostri luoghi d’origine?

Torneremo su questi argomenti sviluppando approfondimenti specifici su alcuni dei restanti temi trattati dall’autore, attraverso nuovi articoli legati al nostro territorio.

Approfittando della vostra attenzione nella riscoperta di tematiche antiche affrontate poco ancora oggi, con il solito spirito di approfondimento, vi lascio con il solito : “continua…”

copertina libro G.B.G.Grossi

 

 

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