Il Labirinto è un paradigma del viaggio iniziatico e spirituale che doveva percorre l’iniziato templare. Nella cultura occidentale il simbolo del Labirinto, tracciato come decorazione o legato a pratiche religiose, è presente già dall’età più arcaica, fin dalle origini stesse della nostra civiltà.
Prima come linea infinita a spirale, e successivamente nella sua variante di meandro angolato, è presente in tutto il bacino del Mediterraneo e nella Mesopotamia.
Esso è anche uno dei simboli maggiormente presenti nelle cattedrali gotiche edificate nel medioevo.
Nel senso cristiano sta ad indicare l’iter ed il cammino di Fede che l’uomo deve percorrere per conseguire l’iniziazione spirituale. Il Labirinto gotico simboleggia la Madre Terra, la Dea Madre, che trova una sua frequente rappresentazione nella Madonna Nera, simbolo di culto templare. Il labirinto è il luogo sotterraneo dove sono racchiusi i tesori. È il crogiolo alchemico dove la materia prima è posta a macerare.
In questa accezione, il Labirinto può essere considerato simbolo del Graal, come luogo di trasformazione della Materia in Spirito. Forti sono quindi i richiami alchemici del labirinto come luogo di trasformazione della materia, di culto della pietra filosofale.
Ricordiamo la regola templare rinvenuta negli scrigni di Volterra per cui solo in alcuni luoghi segreti, labirinti appunto, era data facoltà di praticare l’alchimia. Senza dubbio quindi il Labirinto è un simbolo legato al culto templare. Di questo ha tutte le caratteristiche: è un simbolo di origine pagana, ha una semantica cristiana, è legato ad un culto ancestrale ed ha significato alchemico. Non stupisce che una delle opere più legate al culto della pietra filosofale sia intitolata al Labirinto.
Nel “Labirinto del mondo e paradiso del cuore” (1631) di Jan Amos Komenesky, difatti leggiamo:
”Quella cosa che muta i metalli in oro possiede altre virtù straordinarie: come, ad esempio, conservare la salute umana integra sino alla morte e di non lasciar passare la morte (se non dopo due o trecento anni). Anzi, chi la sapesse usare potrebbe rendersi immortale. Questo lapis non è certamente nient’altro che seme di vita, gheriglio e quintessenza dell’intero universo, da cui gli animali, le piante, i metalli e gli stessi elementi traggono sostanza” (XII).
Abbiamo visto, quindi, come il Labirinto possa anche essere considerato come simbolo del mondo sotterraneo, e per questo nelle cattedrali gotiche francesi trova spazio laddove vi è il culto della Madonna Nera. Ma per comprendere esattamente di cosa si tratta ritorniamo a Chartres, ed evidenti appariranno le similitudini con gli edifici religiosi di Alatri. Nella cripta della cattedrale francese si trova una galleria ipogea, posta sotto la navata di sinistra che parte dalla torre nord. A termine di questa galleria vi è un madonna di legno, copia di una statua distrutta durante la rivoluzione, che rappresentava Notre Dame de Chartres, raffigurata anche in pietra sul portale centrale, ovvero la divinità venerata nella cattedrale. Accanto a questa statua si trova un pozzo di origine celtica legato probabilmente ad un precedente culto druidico. Che la Cattedrale sia costruita su preesistenti edifici e templi romani non è un mistero, ma un dato archeologicamente provato. Un mistero invece è la leggenda diffusasi nel medioevo per cui il culto della Madonna di Chartres fosse originato da un precedente culto Druidico di una Vergine Partitura, la Dea Madre, venerata in una grotta. Nel 1609 un avvocato di Metz, Sebastienne Ruillard, compose un opera fantastica chiamata Parthenie in cui veniva esplicato dettagliatamente il culto precristiano della vergine partitura di Chartres. Nel frontespizio dell’opera si vede la vergine in una grotta raffigurata con il figlioletto sulle ginocchia, accostata al pozzo druidico. Peccato che all’epoca il pozzo di Chartres non era stato ancora scoperto! Prova che i culti esoterici sono proseguiti sotterranemanete per oltre duemila anni……. E parlando di una Vergine con il bambino in una grotta non possiamo non pensare ad un opera famosissima, : la Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci. Sull’appartenenza di Leonardo a scuole di pensiero esoteriche si è già scritto tanto. Basterà qui osservare che l’opera in realtà riproduce un paesaggio ipogeo, e non montano, per sostenere a buon diritto che Leonardo ha voluto con essa fare una raffigurazione iconografica del culto ipogeo della Dea Madre. E non a caso in tutta la Ciociaria risulta molto diffuso il culto delle madonne nere, come quelle di Canneto o di S. Apollinare, ed anche la Madonna di Costantinopoli di Alatri, nonche’ la pratica di culti ipogei come quello dell’Arca dell’Alleanza nella cripta di S.Magno ad Anagni o quello della Santissima Trinita’ di Vallepietra. Nella grotta di Vallepietra vi e’ la piu’ antica raffigurazione iconografica mai rinvenuta della Trinita’, culto evidentemente legato alla ciclicita’ delle stagioni e alla fertilita’ dei raccolti, come quello della Dea Madre, ed i pellegrinaggi che ogni anno vi portano migliai di fedeli, ne fanno probabilmente il piu’ antico culto ipogeo ancora praticato!…….
La stessa abbazia di S. Maria Maggiore ad Alatri risulta edificata sulle rovine di un tempio attribuito a Venere, che è una delle divinità romane in cui era stata trasfigurata la Dea Madre, come generatrice del mondo.
Ancora piu’ evidente appare ora il cordone che lega Chartres ad Alatri, che passando per la specularita’ dei rispettivi labirinti, ci lascia una evidente traccia di una filosofia spirituale ben radicata in tutta l’Europa medioevale e successivamente occultata tra le ingannevoli maglie della storia