IL PONTE MEGALITICO DI FERENTINO

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Ferentino, Ponte Sereno, dopo aver notato il ponte romano datato 260 dc, dalla strada provinciale che lo lambisce, ho trovato il modo di passare sulla strada che attraversa perpendicolarmente gli archi romani proprio alla loro base.054

La sorpresa A? stata grande in quanto proprio alla base del ponte romano esiste un basamento di massi megalitici in opera poligonali degni di questo nome.043

La struttura sprofonda nella terra e si erge compatta e perfetta nonostante ogni masso sia caratterizzato da molteplici figure poligonali irregolari.051

L’importanza di questa opera sta tutta nella sua funzione, un enigma che spero prima o poi qualche studioso si degnerA� di risolvere, in effetti tutte le descrizioni del manufatto si risolvono nell’attribuzione ai romani della parte superiore tralasciando alcune osservazioni sul basamento del ponte.047

Il ponte ha una funzione stradale di collegamento sull’arteria che da millenni A�collega le alture di Canterno e la zona di Fumone-Alatri, mentre al di sotto un altrettanto antica arteria collega la zona in pianura tra Tecchiena e Veroli.046

La sua principale particolaritA� A? che questo tipo di manufatto poligonali A? completamente diverso nella sua funzione rispetto a tutti gli altri dei paraggi, infatti non A? assolutamente collegato alla cinta muraria di alcuna cittadina, esso nonostante Ferentino disti qualche centinaio di metri non ne A? affatto collegato direttamente042

Stiamo parlando di un manufatto eccezionale sul quale non si rintracciano notizie oltre aA�quelle che riguardano A�il suo utilizzo in epoca romana, fin dal 260 d.c. ossia da quando ebbe funzione di strada.056

MaA�possiamo essere sicuri che fosse proprio quello l’utilizzo che se ne faceva precedentemente?

Per essere precisi, in effetti, nella nostra amata terra ciociara non rare sono le mura poligonali distaccate da centri civici ancora identificabili, esistono infatti diversi terrazzamenti megalitici anch’essi oscuri perchA� innalzati suA�colline senza alcun collegamento ad agglomerati urbani di alcun tipo, in quel caso (vedi mura di Falvaterra e in generale mura isolate sui monti ernici o sui monti a confine con il molise)A�si A? ricorrentemente parlato di luoghi sacri, o avamposti difensivi.

http://www.paesionline.it/lazio/falvaterra/foto_dettaglio.asp?filename=66526_mura_poligonali_falvaterra
http://www.paesionline.it/lazio/falvaterra/foto_dettaglio.asp?filename=66526_mura_poligonali_falvaterra

Nel caso del basamento poligonaleA�del ponte SerenoA�esso non serviva a compattarsi con altri muri nella realizzazione di recinti di difesa e delimitazioni di citta-stato, esso non formava dimora o abitazione per guarnigioni o regnanti, ed allora a cosa servA�?

Nell’oscuritA� di tali argomenti l’archeologia deve esaminare i resti e gli oggetti di cui si parla ci raccontano la solita supremazia architettonica dei costruttori di mura, gli stessi che in altre parti del mondo per portare acqua riuscivano a costruire impianti di scesa idrici incredibili come a machu picchu o l’emissario di Albano per restare piA? vicini, un opera riutilizzata dai romani che ancora oggi A? poco conosciuta dai locali ma di fama mondiale.emissario di albano

Insomma alla fine chissA� per quale motivo la mente A? accorsa a chissA� quale diavoleria antichissima fino adA�ipotizzare…magariA�un collegamento necessario al rifornimento dell’acqua, dalla zona di canterno, alla cittA� di Ferentino?.

http://www.romasotterranea.it/emissariodellagodinemi.html
http://www.romasotterranea.it/emissariodellagodinemi.html

La rete idrica della ciociaria era inserita negli impianti che garantivano finanche a Roma la vita,….. mi A? capitato di parlare con anziani operai degli acquedotti della zona frusinate i quali mi garantivano che in molte zone gli impianti attuali si servono delle stesse tracce lasciate millenni prima da chissA� quale civiltA� ab origine,…naturalmente del tutto impossibile un riscontro,A�mappare una rete cancellata dai secoli dalle guerre e l’abbandono——.

http://www.artvalue.com/default.aspx?ID=23&ARTISTE_ID=60688&MAISONS_VENTE=644&C_C_22=O&lang=ENG&NB_COL=0&PRICEDEV=1&ORDRE=5&cp_checked=
http://www.artvalue.com/default.aspx?ID=23&ARTISTE_ID=60688&MAISONS_VENTE=644&C_C_22=O&lang=ENG&NB_COL=0&PRICEDEV=1&ORDRE=5&cp_checked=

Ne riparleremo intanto eccovi alcune immagini buona scoperta!

https://speleology.wordpress.com/tag/emissario-albano/
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3 commenti su “IL PONTE MEGALITICO DI FERENTINO”

  1. Ciao Paolo..con vero piacere ho letto iltuo articolo su Ponte Sereno…. il Comitato Pareti ha condotto..e conduce. Una battaglia per preservare questo bene stupendo. Il ponte è in pericolo di crollo…una pietra dell`arcata principale è uscita più di 20 cm dalla sede naturale…una radice la sta spingendo in modo inesorabile.
    Poi il manto della strada , senza asfalto, assorbe tutta l`acqua..e sta allentando tutta la struttura.
    Ho cercato di coinvolgere le autorità competenti..provincia e comune…sin dai tempi di Scalia, presidente della provincia..e a tutti i successori. Nessuno se ne è occupato…non è un bacino elettorale. L`impegno non si ferma davanti a nulla…ora abbiamo un compagno di viaggio in più.
    Saluti
    Franco Caliciotti

  2. Il viadotto sorretto da archi che si trova oggi sopra la struttura in opera poligonale, è stato costruito tra il 1877 e 1881.
    Anticamente il livello della struttura in opera poligonale doveva essere più alto e forse, come per le mura e l’acropoli di Ferentino (III-II sec. a. C.), terminato con l’opera quadrata. Molto probabile era la presenza di un arco che collegava l’interruzione nella struttura, fatta per lasciar posto alla strada a fondo valle.
    Per quanto riguarda la funzione è pressoché certo che fosse la stessa dell’epoca moderna: agevolare l’attraversamento della valle e forse anche base di un acquedotto.

    FONTE: A. Valchera, Strutture in opera poligonale nel paesaggio extraurbano: alcuni esempi in provincia di Frosinone, in L. Attenni, D. Baldassarre (a cura di), Atti del Quarto Seminario Internazionale di Studi sulle Mura Poligonali, Alatri 7-10 ottobre 2009, Alatri 2012, pp. 271-278 (ARACNE editrice s.r.l. – ISBN 978-88-548-4764-4).

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