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come fare per incrementare la mappa dedicata ai luoghi che amiamo…: costruiamo il REGISTRO DEI BENI DI INTERESSE CULTURALE E TURISTICO

Ecco come salvare e registrare i siti più interessanti e importanti nel nostro territorio.

il registro è gratuito ed è supportato dal lavoro di semplici utenti, volontariamente, e da gruppi di lavoro riconosciuti dalla Associazione “Ci vediamo in provincia”.

Il registro ha la finalità di registrare sul web e rendere accessibile al pubblico i seguenti tipi di beni, quelli riconosciuti dal codice dei beni culturali e paesaggistici, o in alternativa beni di interesse turistico e culturale, scelti, tra quelli segnalati, attraverso una rete messa a disposizione dal sito www.megalithic.it, in collaborazione tra studiosi e archeologi professionisti e non.

In poco tempo e pochi passi sarete in grado di interagire con il mondo del web, seguite questo mini riassunto che segue.

Per essere un predatore basta avere questi requisiti:

disporre di una fotocamera;

disporre di un account di posta elettronica;

essere informati sul proprio territorio;

COME SI COLLABORA:

inviare una mail all’indirizzo di posta elettronica :

“civediamoinprovincia@gmail.it“.

descrivere il bene oggetto di richiesta di registrazione su mappa georeferenziata, allegare una foto chiara e visibile del luogo selezionato.

in breve tempo saremo noi a contattarvi, insieme collaboreremo a dare il giusto risalto all’informazione in collaborazione ad una fitta rete di esperti del settore, in modalità gratuita e di volontariato.

Se dopo il vaglio dei riferimenti storici e di tradizione, il bene sarà riconosciuto come bene culturale o paesaggistico, o di chiaro interesse turistico, lo stesso, sarà registrato sulla mappa, la “scoperta” verrà attribuita con la pubblicazione del nome del predatore (oppure del gruppo di lavoro) che avrà segnalato il luogo.

Dal momento della segnalazione, un team di volontari collaborerà al fine di rendere fruibile al pubblico la “scoperta”, approfondendo, qual’ora fosse necessario, tutti i riferimenti storici e/o culturali del posto, al fine di pubblicare il risultato sul registro.

L’associazionismo, il volontariato, e la curiosità, sono il motore della rivoluzione digitale del territorio, la cultura e la tecnologia sono i collanti del mondo che vogliamo creare.

Buon lavoro e buona scoperta a tutti.

non esitate a contattarci per maggiori informazioni.

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Paolo Ruggeri

il sacrario monumentale dedicato a NICOLA RICCIOTTI

IMG_0228                      L’ITALIA S’E’ DESTA…

Bellissimo, oggi dopo l’ultimo restauro, appare nelle sue forme e colori eterni, così come da anni non succedeva più,il sacrario monumentale di Piazza della Libertà, infatti, proprio dopo averlo reso nuovamente godibile, torna a restituire ai passanti una storia che nessuno vuole dimenticare.IMG_0210 IMG_0213 IMG_0215 Monumento a Nicola Ricciotti e agli Eroi della Libert+á IMG_0211 IMG_0226

Nel complesso il monumento conquista per la sua stazza, il suo salire verso il cielo e per l’armonia delle sculture realizzate da Ernesto Biondi, che raffigurano una serie di persone strette e incatenate tutte attorno ad un obelisco sul quale svetta la figura di una dea femminile seduta e con un asta in mano……

Al passante non sfugge la sacralità del manufatto, esso reca inciso nel suo lato esposto a sud, verso la facciata della chiesa di San Benedetto, la dedica a Nicola Ricciotti: eroe frusinate  del risorgimento, fù da sempre fervente sostenitore dei temi dell’illuminismo, e lottò in tutta europa al fianco di tanti rivoluzionari per la libertà dei popoli.

Nella sua vita compì diverse azioni di stampo militare e politico, si consegnò ai suoi inseguitori solo dopo aver compiuto viaggi e insurrezioni  tra Francia, Spagna, Corsica, in tutta italia da nord a sud, era uomo fidato e fedele a Mazzini, stimato da Garibaldi a tal punto che, L’eroe dei due mondi, decise di chiamare uno dei suoi figli proprio con il nome ”Ricciotti”.

Il processo politico internazionale introdotto dai temi della rivoluzione francese in tutto il mondo, destò attenzione anche in ciociaria, infatti potremmo pensare a questa terra come il classico cuscinetto di protezione dello stato pontificio e di Roma, un territorio strategico in cui la chiesa aveva dislocato le proprie truppe, mantenendo ferrea la presa sulla popolazione contro ogni possibile insurrezione.

Non a caso in paesi come gli Stati uniti, la Francia, l’Inghilterra gli stessi ideali avevano libero sfogo pubblico, anzi, dettavano le linee guida per lo sviluppo della odierna civilta (“blocco occidentale” dell’emisfero), alcune nuove formazioni sociali prendevano il sopravvento politico in tutta europa, i ”free masons” si costituivano, e in italia il Mazzini diveniva la voce che guidava la rincorsa verso la repubblica.

La spinta illuminista non si era mai sopita, dunque urgeva cambiare le regole e dedicarsi alla latitanza, le botteghe si aprivano la notte, le cantine brulicavano di idee e fogliettini informativi che incitavano alla rivolta, questa fitta rete di connessioni riempiva anche le strade ciociare di Frosinone alta, sede sia delle truppe papali (nell’odierno palazzo della prefettura), ma anche di una fervente popolazione ribelle, da sempre, avvezza alla riscossa per la libertà.

Proprio in quegli anni, nasceva  un nuovo tessuto iconografico internazionale vero e proprio collante simbolico,  creatosi tra tutti i nuovi stati, riportava alla luce icone antiche dal lontano egitto,  a dimostrazione della laicità delle idee dei nuovi stati liberi, a Washinton venivano commissionati importanti lavori a pittori francesi e italiani, i nostri scalpellini venivano ingaggiati per costruire la sede del congresso, fino al giorno in cui a Parigi nasceva l’idea della statua della libertà; insomma  è da questi presupposti che nel giro di alcuni anni anche in italia si giunse ai primi tentativi di raffigurazione simbolica dell’Italia unita e libera.

Tornando al sacrario di frosinone questo capolavoro è chiaramente permeato dal lungo respiro delle vicende di cui sopra, e se anche vedrà la luce solo nei primi del 900, appare ribadire celatamente anche alcuni riferimenti a teorie “ostili” al papato, celate ad occhi poco attenti.IMG_0218

Se si osserva ad esempio la “colonna”, descritta da tutti gli articoli consultabili su diversi siti internet, altro  non è che un piccolo obelisco( come l’obelisco di luxor che dopo la rivoluzione fu posizionato in palce de la concorde???), cosa che ci aiuta a capire chi sia veramente la Dea che vi sieda sopra, essa, tra le tante dee pagane, e muse antropomorfe è quella più arguta e saggia, vestita di un abito leggiadro e con un copricapo  frigio, sostiene una lancia con tre fiaccole accese, simboli dei principi: libertè,fraternitè, egalitè;  ai suoi piedi,  uno scudo spezzato in battaglia recante la scritta smussata di “POPOLO”.

Interessante la veduta finale d’assieme del sacrario, ma ancor più tra le righe, l’intento di uno sforzo di allinearsi  e creare “un’icona illuminata”, capace di simboleggiare l’Italia del risorgimento; Le mie conclusioni mi portano a pensare che la dea non corrisponda alla dea Libertas, decantata dagli addetti ai lavori, la quale appariva solo in Roma e raramente nei suoi periodi storici,  mentre assomiglia molto di più in primis a Iside, dea egizia celebrata anche da “V.e.r.d.i.” nell’Aida, venerata  già dai sacerdoti di  luxor che ne custodivano il culto, dove anche Erodoto si recò in visita.

La storia si ripete…., come in altre importanti città (Roma, Parigi, Londra,Washington,etc.), anche a Frosinone questo lavoro scultoreo mette in luce qualcosa che appare immutato attraverso ormai più di un secolo, una sorta di sottile linea, infatti, lega la storia dal dopo rivoluzione francese ai giorni d’oggi tutta l’europa.

La storia delle battaglie, quelle immortalate dal Delacroix, in cui prende vita la nuova icona della “Marianne francese” che sventola vittoriosa il tricolore dopo la battaglia per la libertà, identica a quelle battaglie dei patrioti ciociari oggi immortalati mentre  sorreggono “l’albero della libertà”: l’asta con il berretto frigio che sfiora l’obelisco in questione; L’albero si issava in particolari cerimonie pubbliche, subito dopo la rivoluzione in francia, e simboleggiava la libertà acquisita dai cittadini, il nuovo corso istituzionale post rivoluzionario.

Le catene, simbolo del potere papale e anti unitario dell’epoca,  ben visibili tra le forme morbide e imponenti degli eroi alla battaglia, corrono dalle braccia di Ricciotti, e ci portano sulla parte opposta del monumento rivolta al lato nord, di fronte alle imponenti colonne doriche del palazzo prefettizio.IMG_0212

Da questo lato, la sorpresa diventa enorme alla vista di due busti maschili che si baciano, chiaramente nel segno dei riti massonici più frequentemente rappresentati, quasi nascosti dal grande mantello di un uomo che tiene in mano un papiro-pergamena lasciando perfino scorgere una iscrizione latina :

Si tratta di Aonio Paleario di Veroli, capace umanista, uomo colto studente alla Sapienza di Roma e  studioso affine alla riforma protestante nei circoli aristotelici di Padova e precettore presso la famiglia senese dei Bellanti, delle sue numerose attività ricordiamo le lettere di stima nei confronti di Erasmo da Rotterdam, e Lutero, prima del concilio di trento , al fine di elaborare la riforma tanto agognata in tutta europa per risolvere la situazione degenere che si era sviluppata nella chiesa.

..“ non è indecoroso essere battuto con la verga, essere sospeso alla fune, ficcato in un sacco, gettato in pasto alle bestie feroci, bruciato, se con questi supplizi la verità deve essere portata alla luce..” questo uno dei passi più intimi della vasta opera compiuta fino alla nomina come maestro di latino e greco presso Lucca.

A lucca accusato di sfruttare l’insegnamento ai giovani per promuovere la dottrina luterana riesce a scagionarsi e si rifugia a milano dove continua a colloquiare con i vescovi e i popoli del nord europa.

Le accuse non tardano a coinvolgerlo nuovamente, tanto da portarlo a Roma innanzi alla corte della santa inquisizione, nel processo infinito che lo riguarda decide di non sottomettersi alle richieste della corte rifiuta di portare ”l’abitello” e infine affida la sua vita al signore, affrontando l’impiccagione ed il rogo proprio nella città eterna.  Aonio Paleario non fu un eroe coevo al Ricciotti, né all’ Angeloni, fu piuttosto un umanista che pagò con la vita la sua ribellione alla legge romana.

Nel 2012 i resti dell’Angeloni furono trasferiti da Londra e riportati nel capoluogo, inseriti nel sacrario di cui ci occupiamo, grazie all’impegno del Grande Oriente Palazzo Giustiniani di Roma, anche per la parentela tra i due frusinati nati a 42 anni di distanza, soprattutto per l’affinità delle idee rivoluzionarie e per aver condiviso  l’esilio e la persecuzione.IMG_0224

Il Mazzini in una lettera attesta stima per lui, e ne ricorda le capacità alla storia.

Concludo con un invito al pubblico a non lasciare che il tempo e l’incuria passino senza aver reso un commiato ed uno sguardo a questo monumento per la libertà.

Dal punto di vista di spunti per la ricerca sottolineo ai più curiosi la necessità di approfondire le geometrie urbanistiche della città di cui si scrive, infatti oltre ad aver impressi nei marciapiedi un infinità di simboli affini alla massoneria non mi stupirebbe se ad una attenta analisi, anche nel disegno e nella collocazione di monumenti e piazze, se fosse celato un ampio disegno simbolico, come l’allineamento alle stelle di iside e osiride di orione, o chissà quale altra costellazione, intanto posso garantire la completa assenza nella zona centro storico dei riferimenti urbanistici dei romani come cardo e decumano,…. ai posteri l’ardua sentenza.

appunti sulla rocca di frosinone

antica stampa (google)

FROSINONE ERA…

Cenni di storia perduta

Sarà capitato anche a voi,..trovarvi a passare  per la splendida pianura irregolare della Valle del Sacco, proprio nel suo centro, ed attraversare le ridenti vegetazioni della campagna che ancora oggi cinge la vecchia Via Casilina, nel tratto che, combaciando con la mitica Via Latina, accompagna i viandanti in direzione sud nella tratta Ferentino Frosinone.

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palazzo della prefettura (Fr) P.Ruggeri www.megalithic.it

Scendendo gradatamente fino a trovarsi di fronte alla collina su cui si affaccia il campanile della città capoluogo della Ciociaria, lo sguardo si avvolge attorno alla sfolgorante costruzione che accende di luce il centro storico, un palazzo che si staglia enorme, quasi fosse una piccola fortezza, candidamente posta sul punto più alto della collina di arenaria che costituisce il nucleo della antica Frusino.

Quello che rapisce l’occhio, man mano che ci si avvicina, è la solitudine dello stesso palazzo nel panorama, questo è infatti l’unico edificio che svetta per mole e per bellezza.

All’occhio incuriosito di un amante delle antichità non può sfuggire la sua posizione dominante sul territorio circostante e la inconfondibile riconoscibilità dell’opera architettonica creata per destare attenzione.

Allo stesso modo, ad una prima analisi, appare troppo moderna la sua estetica forma per combaciare con l’idea di antica fortezza che indissolubilmente possiede.

Per spiegare meglio al curioso visitatore di cosa si tratti non resta che attivare, come in una ricerca al computer, un moderno zoom, ponendo l’obiettivo sulla monumentale opera in questione, per descrivere in un solo respiro il segreto che avvolge il centro storico di Frosinone e la maestosa sede dell’odierna prefettura.

L’attuale sede istituzionale infatti non può che essere il risultato della ricostruzione moderna di un palazzo ben più antico.

Prima di proseguire la narrazione preciso che in questo racconto sibillino che concitatamente mi accingo a completare, non si trovano tante date disseminate come briciole di pollicino sulla strada della verità.

Come avrebbe voluto Erodoto, troverà spazio in queste poche righe, un passato tramandato oralmente dagli anziani nati e cresciuti sulla rocca, perchè lo storiografo deve anche ascoltare i vecchi savi del posto per non perdere la loro conoscenza.

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foto A.Affinita www.megalithic.it
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il particolare di Frosinone con le torri della rocca e il filo delle mura foto A.Affinita www.megalithic.it

Si dice che li dove oggi è collocata Piazza della libertà, proprio di fronte alla chiesa di San Benedetto, tra le più antiche della città, vi fosse un castello che aveva maestose mura e due grandi torri, all’interno del quale erano state costruite tante segrete e tanti locali per la raccolta delle armi, degli animali, e di ogni altro tipo di approvvigionamento necessario per resistere agli assedi più ardui.

Sembrerà un eresia ai detrattori della nostra città, eppure, fu proprio così, moltissimi anni fa per “guardare” tutto il territorio circostante da una posizione di supremazia e scoraggiare anche il più temibile dei nemici, a Frosinone, era stato eretto un palazzo circondato da mura, in seguito distrutto e ricostruito più volte nel corso dei secoli da diversi padroni potenti, più o meno amati dalla cittadinanza.

Un affresco  restaurato da poco, presente nella piccola e meravigliosa chiesa ottagonale posta a sud, appena fuori del centro storico, chiamata Madonna della delibera,( dapprima dedicata a San Magno), può rappresentare lo splendore dell’antico castello frusinate esistito e sicuramente temuto nel medio evo per esser non un semplice orpello architettonico cittadino.

Basterebbe questo a lasciarci erroneamente ipotizzare che, proprio durante l’epoca oscura, vista la copiosità degli attacchi subiti dai comuni italiani a causa delle continue ordalie compiute da predoni barbari, la costruzione delle mura e di un palazzo a difesa dei punti strategici della città per scopi difensivi sarebbe stato ciò che effettivamente successe.

Amici faremo bene a fondare un dubbio su tali tesi perchè, sarebbe davvero illogico pensare che precedentemente al medio evo sulla cima della collina non ci fossero le mura ed il palazzo.

giuesppe de mattheis
http://himetop.wdfiles.com/local–files/giuseppe-de-matthaeis-tomb

Infatti se leggiamo attentamente le notizie, divulgate anni addietro da un nostro caro concittadino, l’erudito Giuseppe De Mattheis (1806 d.c.), troveremo riscontri sull’antica frusinone nell’anno di Roma  648 (105 d.c.).

Il famoso Tito Livio, narrava di alcuni prodigi accaduti in città, precisamente, sulle sue mura e sul suo palazzo incredibilmente bersagliato da sassi caduti dal cielo (meteoriti?) :”.. murus aliquot locis, et porta de coelo tacta; in Palatio lapidibus pluit.”; aggiungendo la personale intuizione che si parlasse del palazzo dell’antica prefettura romana.

Della rocca, sappiamo per certo che fu sede in altre epoche anche del governo dello stato pontificio e vi stazionò l’intero contingente francese durante l’occupazione del famoso generale Championet.

Forse proprio per questi ultimi episodi la sua magnificenza non rimase stagliata nei cuori dei cittadini, infatti successivamente agli invasori francesi, durante l’unificazione dell’Italia, essendo questa città sede di una fervente carboneria e di repubblicani convinti, fu più volte svuotata e rastrellata da tutti i dissidenti ivi giudicati e rinchiusi.

Qualcuno, solo qualche anno addietro, mi raccontava che in quei tempi, di notte, durante le torture subite dai condannati, tutto il paese ascoltava impietrito le urla e gli strilli dei poveri eroi del risorgimento, in quanto erano talmente forti e stridenti da riuscire a risalire dai sotterranei di piazza della libertà ove oggi è collocato non a caso un monumento ai patrioti italiani.

Lo stupore che colpisce chi nulla sapeva di tanta tradizione fa strada all’idea di una roccaforte davvero importante per i tempi, tanto da esser abbellita anche da una facciata disegnata da Michelangelo in persona.

Pare che l’artista con il suo seguito, proprio per omaggiare la sede pontificia di Frosinone, disegnò la facciata con colonne doriche, durante il suo periodo di soggiorno curativo presso le terme della vicina Fiuggi.

Dell’antica cittadella ora conosciamo qualcosa di più saporito e curioso, ma tale nozione funge solo da trampolino per altre storie più antiche non scritte, tutt’ora udibili per le vie  dell’antico borgo, infatti proprio dalle segrete del palazzo e dalla costituzione arenaria della roccia su cui fu fondata la amata “frusna” trae spunto la leggenda che narra di alcuni cunicoli antichissimi e segreti, utilizzati in vari modi nel corso dei secoli.

santa maria frosinone
(google)

Si narra dell’esistenza di un intero reticolo di passaggi interrati che celatamente si districa  tra camere sotterranee vicine e contigue posizionate sotto l’odierna pavimentazione.

Dalla prefettura verso la cattedrale di Santa Maria, attraverso tutti i palazzi più antichi del centro storico, corre da sempre l’acqua, il bene più prezioso, che veniva raccolta in tante cisterne (romane e forse preromane) per garantire la sopravvivenza anche nei periodi più bui.

Inoltre in tutta la zona compresa un tempo dalle mura (probabilmente romane) che sono parzialmente visibili ancora oggi, l’esistenza di alcune “cantine-segrete”, testimonia il collegamento sotterraneo tra le case e l’antica collegiata.

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esempio di livello della rete di cunicoli, (cantina hotel garibaldi) p.ruggeri www.megalithic.it

La pianta dei cunicoli non esiste ma le testimonianze tramandate fanno riferimento a trafori della collina da parte a parte, passaggi segreti sia nella parte bassa, sia sulla sua cima.

Nell’ultimo conflitto mondiale gli alleati bombardarono tutto il centro storico distruggendo . grandi magazzini localizzati in Via Giovani amendola, anche questi locali possedevano passaggi nella montagna.

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interno cantina Garibaldi, in alto il segno degli antichi scavi. P.Ruggeri www.megalithic.it

La nostra rocca poggia evidentemente su una gigantesca groviera di fango consolidato?

I cunicoli sono nati per il naturale sfogo delle acque o sono stati scavati dall’uomo?

Tali passaggi vennero scavati in corrispondenza del percorso del sole o delle stelle nella volta celeste sovrastante?

Chi ha usato questi cunicoli nei secoli?

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da wikipedia

Secondo quanto racconta il Guicciardini :”..finalmente il vicerè, messi insieme 12 mila fanti, dè quali dagli Spagnuoli, e Tedeschi in fuori condotti in sull’armata, la maggior parte erano fanti comandati, si pose con tutto l’esercito il di 21 decembre a campo a Frusolone, terra debile, e senza muraglia; ma alla quale succedono in luogo di mura le case private, e la grotta stata messa in guardia da’ capitani della chiesa, per non gli lasciar piedi nella campagna, e v’era anche vettovaglia per pochi dì: nondimeno il sito della terra, che è posta sopra un monte dà facoltà a chi è dentro di potersi sempre salvar da una parte, avendo qualche poco di spalle, il che faceva più arditi alla difesa i fanti che verano dentro oltre all’essere de’migliori fanti italiani, che allora prendessero soldo;..”

Io ritengo possibile che l’uomo antico, che abitava la zona da sempre, conoscendo la facilità di ricavare sentieri nell’arenaria, abbia praticato trafori, cunicoli e sentieri interrati( gli etruschi hanno lasciato testimonianze di questo tipo nei loro luoghi sacri utilizzati per il culto della madre terra,etc.).

Inoltre secondo la tesi del De Mattheis che colloca Frosinone tra le città ciociare di diritto più antiche del lazio, va precisato che la stessa era città dei Volsci e non degli Ernici, considerata certamente dai romani “dura” ed indomabile.

L’attuale cattedrale poggia sull’antica acropoli, proprio dove un tempo era collocato il tempio dedicato a marte, il più importante della antico centro.

Nonostante qualche roccia dell’antica cinta muraria sia presumibilmente posta come base dell’imponente campanile medievale, oppure utilizzata come materiale di riempimento in altre zone limitrofe, non si rintracciano altre testimonianze o reperti, ne rocce megalitiche.

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p.ruggeri www.megalithic.it

Un masso di grandi dimensioni scolpito in basso rilievo, raffigurante una protome bovina, attualmente adagiato all’aperto, nel parco delle colline, sembra l’unico sasso residuo degno di nota, rinvenuto durante gli scavi presso Via roma non lontano dall’anfiteatro.

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Per quanto riguarda la parte bassa del capoluogo sono state scoperte alcune necropoli preromane, e da ultimo vicino a piazzale De Matteis sono riaffiorate le terme romane con mosaici ancora intatti, probabilmente risalenti all’età in cui venne creata una colonia di veteres romani.

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p.ruggeri www.megalithic.it

In alcuni studi recenti incentrati sulle tecniche costruttive di mura poligonali (MAGLI) apparentemente realizzate dal popolo dei pelasgi, chiaramente identificati fin dall’antichità dagli storici e storiografi con l’appellativo di “costruttori di mura”, si va chiarificando la capacità di questi popoli di apportare progresso anche per l’approvvigionamento dell’acqua alle acropoli e ai campi agricoli sottostanti, con la costruzione di cunicoli che ancora oggi destano impressione come opere di ingegneria rare e irripetibili.

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i due archi gemelli di Via Giovanni Amendola P.Ruggeri www.megalithic.it
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i due archi gemelli di Via Giovanni Amendola P.Ruggeri www.megalithic.it

Chissà, forse proprio loro che osservavano la collina nostrana dall’alto delle loro città montane, anche conosciuti come popolo dei ciclopi, data la maschera che indossavano per forgiare il ferro ed estrarlo dalle cave, per la loro caratteristica fondamentale di intimità con la terra e le rocce, saranno stati i primi a scavare nella roccia frusinate.

Per concludere, come nel caso del palazzo della prefettura, anche la nostra acropoli scomparsa merita uno studio che ponga l’interrogativo sul perché ci siano tante differenze tra questa città e le città megalitiche contigue.

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Francesco Daniele (probabile tracciato antico mura)

La differenza fondamentale appare nella costituzione del terreno della collina e la mancanza delle cave limitrofe di rocce calcaree solitamente utilizzate per l’erezione di mura megalitiche, sembra comunque ingiusto liquidare in questo modo ogni paragone e non porsi il dubbio che un luogo tanto prezioso all’uomo antico non fosse degno di attenzioni pari alle città limitrofe.

Spero possa avere  inizio anche una ricerca archeo-astronomica sul nostro centro storico così come fatto ad Alatri per la sua acropoli, tenendo conto che Frosinone per noi cittadini resta una città che da sempre guarda dall’alto la valle circostante.

Frosinone 23/05/2012

PAOLO RUGGERI

bibliografia

www.madonna della neve

www.wikipedia

Storia di Frosinone : Giuseppe De Matteis

Guicciardini_M_Francesco_La_Historia_dItalia

Chi sono i predatori?

new_14 Paolo RuggeriI predatori sono…

Tutti possiamo essere curiosi e attenti osservatori del nostro territorio, ognuno di noi ogni giorno, si rende testimone di quello che la realtà offre ai suoi occhi.

Secondo il buon vecchio ERODOTO, la storia è fatta da tanti episodi, che possono essere raccontati e ricordati, attraverso diversi strumenti, esiste lo studio dei documenti lasciati nelle antiche biblioteche, esistono i racconti tramandati oralmente o attraverso antichi riti sacri, esistono poi i miti e le leggende, i cosidetti racconti epici, etc..

Di questa immane produzione documentale, operata dai nostri predecessori, noi siamo i predatori, coloro che, quasi di soppiatto, dopo aver rimuginato su quanto letto poco prima di dormire, in chissà quale libro, appena svegli decidono di iniziare a riscoprire, studiando e  viaggiando, ascoltando, condividendo, tutto quanto la grande storia tralascia negli anni.

Noi siamo gli amanti delle rocce che parlano , dei dipinti che scoloriscono, delle strade che riemergono, e dei segreti delle nostre bellisseme città.

Siamo felici di fruire della storia e delle gesta dei nostri padri, perchè conoscendole da vicino facciamo a loro l’onore di tornare a vivere nell’eternità.

Per questo ogni giorno è un buon giorno per cominciare a scavare nella storia, facendo domande a se stessi e al mondo diventiamo consapevoli testimoni della via dell’uomo su questo mondo, conoscendo meglio noi stessi saremo in grado di fornire al mondo esterno una realtà più precisa e più attraente del nostro territorio .